(Teleborsa) – I prezzi del gas continuano la loro corsa verso livelli allarmanti per l’approvvigionamento energetico europeo, con il colosso russo Gazprom che getta benzina sul fuoco. Il gruppo a controllo statale ha infatti affermato che i prezzi europei del gas potrebbero salire ancora del 60% a oltre 4.000 dollari per 1.000 metri cubi quest’inverno.
Il prezzo dei contratti futures del gas TTF, utilizzati dagli operatori come benchmark per il mercato europeo, mostra un rialzo del 11% a 244,4 euro/MWh alle 15.55 ora italiana, dopo essere salito oltre quota 251 euro/MWh poco prima delle 15. A giugno i prezzi erano scesi a 84 euro/MWh, poco sopra i livelli pre-conflitto, per poi ripartire al rialzo sulla prospettive di un taglio totale delle forniture da parte della Russia.
A spingere le quotazioni del gas non sono solo gli annunci di Gazprom, che secondo le potenze occidentali sta limitando il flusso del Nord Stream 1 (ad appena il 20% della capacità) per precisa scelta e non per problemi di manutenzione. Sul rally della materia prima incidono infatti anche l’aumento dei prezzi spot del gas in Asia, la chiusura di impianti di produzione e trasporto di gas in Norvegia per manutenzione, l’aumento delle temperature, il calo della produzione eolica, idroelettrica e nucleare in diversi paesi europei.
“I prezzi spot del gas in Europa hanno raggiunto i 2.500 dollari (per 1.000 metri cubi). Secondo stime conservative, se questa tendenza persisterà, i prezzi supereranno i 4.000 dollari per 1.000 metri cubi quest’inverno”, ha affermato Gazprom in occasione della pubblicazione dei suoi risultati preliminari.
Gazprom ha ridotto la produzione di gas dall’inizio dell’anno del 13,2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno a 274,8 miliardi di metri cubi. Nel frattempo, le esportazioni di gas verso paesi non CSI sono diminuite del 36,2% o di 44,6 miliardi di metri cubi a 78,5 miliardi di metri cubi. L’export medio giornaliero di Gazprom ad agosto è aumentato del 3,3% rispetto a luglio a 213,3 milioni di metri cubi.