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Taiwan, Cina: “Da delegazione Usa commessa grave violazione”

(Teleborsa) – La visita a Taiwan della delegazione del Congresso Usa guidata dal senatore Ed Markey “viola in modo flagrante il principio della ‘Unica Cina’ e i tre comunicati congiunti sino-americani, nonché la sovranità e l’integrità territoriale della Cina, inviando un segnale sbagliato alle forze separatiste dell’indipendenza di Taiwan ed esponendo del tutto il vero volto degli Stati Uniti come disgregatori e distruttori di pace e stabilità nello Stretto di Taiwan”. È quanto afferma in una nota il portavoce del ministero della Difesa cinese Wu Qian, sottolineando che “Taiwan è della Cina e non è consentita alcuna interferenza straniera”.

“Avvertiamo gli Stati Uniti e le autorità del Partito democratico progressista che usare Taiwan per controllare la Cina è un tentativo destinato al fallimento, così come – ha aggiunto il portavoce – affidarsi agli Stati Uniti per cercare l’indipendenza è destinato a fallire. Il Comando del teatro orientale dell’Esercito popolare di liberazione ha organizzato pattuglie di prontezza al combattimento multiservizi e congiunte ed esercitazioni di combattimento reali nel mare e nello spazio aereo intorno all’isola di Taiwan. Ogni tentativo o atto che va contro la tendenza della storia, va contro la volontà dell’intero popolo cinese e ostacola il processo di riunificazione della Cina e finirà inevitabilmente con un fallimento. L’Esercito popolare di liberazione – conclude il portavoce del ministero della Difesa cinese – ha continuato ad addestrarsi e a prepararsi alla guerra, a difendere con determinazione la sovranità nazionale e l’integrità territoriale e a distruggere con forza qualsiasi forma di separatismo di indipendenza di Taiwan e di tentativi di interferenza straniera”.

In risposta alla missione a Taipei della delegazione del Congresso Usa guidata da democratico Ed Markey, presidente del gruppo per l’Asia-Pacifico della commissione Esteri del Senato americano, a 12 giorni da quella fatta dalla speaker della Camera Nancy Pelosi, la Cina – ha annunciato il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin – adotterà “misure ferme e potenti per salvaguardare la sovranità nazionale e l’integrità territoriale”. Il portavoce ha ribadito la convinzione cinese che “alcuni politici negli Usa sono all’unisono con le forze separatiste dell’indipendenza di Taiwan, cercando di sfidare il principio della ‘Unica Cina’, ma sono destinati al fallimento”. Wang ha affermato che “il senatore Markey e il suo partito, in disprezzo delle solenni rappresentazioni e della ferma opposizione della Cina, hanno insistito per visitare la regione cinese di Taiwan, violando palesemente il principio della Unica Cina e le disposizioni dei tre comunicati congiunti sino-americani, nonché la sovranità e l’integrità territoriale della Cina, cercando l’indipendenza di Taiwan”. Il principio della Unica Cina, ha continuato Wang nel briefing quotidiano, “è il consenso generale della comunità internazionale, la norma fondamentale delle relazioni internazionali ed è anche la base politica per l’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra Cina e Usa e per lo sviluppo delle relazioni bilaterali”. La riunificazione della Cina è “una tendenza storica irresistibile e l’indistruttibile volontà comune del popolo cinese”. Pechino esorta ancora una volta gli Stati Uniti a rispettare i suoi impegni e a gestire “le questioni relative a Taiwan in modo prudente e corretto”, evitando “strade sbagliate che falsificano, svuotano e distorcono il principio della Unica Cina” e di minare “la pace e la stabilità attraverso lo Stretto di Taiwan”.

Ieri il ministero della Difesa di Taiwan, nel giorno dell’annuncio di “una missione di pattugliamento e di combattimento congiunta” da parte delle forze armate cinesi in risposta alla visita a Taipei della delegazione del Congresso Usa, ha rilevato alle 17 locali (11 in Italia) 5 navi da guerra e 30 caccia, con 15 che hanno volato attraverso la linea mediana dello Stretto di Taiwan, l’area cuscinetto non ufficiale che Pechino ha detto di aver cancellato. “Condanniamo l’Esercito popolare di liberazione per aver messo a repentaglio la pace e la sicurezza della nostra regione con gli annunci di esercitazioni militari”, si legge in una nota. “Le forze armate di Taiwan stanno monitorando le attività militari intorno alla nostra regione circostante, rispondendo a ogni situazione con professionalità”, ha aggiunto la nota del ministero della Difesa di Taipei, ricordando che di fronte alle incursioni aeree sono stati seguiti i consueti protocolli con il decollo dei caccia, l’attivazione dell’allarme radio e dei sistema missilistici. Inoltre, l’agenzia ufficiale dell’isola Cna ha riferito che varie unità delle forze armate di Taiwan hanno iniziato a rivedere e ad analizzare le tattiche impiegate dall’Esercito popolare di liberazione nelle sue recenti esercitazioni tenutesi intorno all’isola contro la visita di inizio mese della speaker della Camera Usa Nancy Pelosi: lo scopo è adeguare la risposta ai nuovi possibili scenari militari.

Dopo la visita nell’isola della delegazione del Congresso Usa Pechino ha deciso di sanzionare altri sette “irriducibili separatisti” di Taipei. Secondo quanto ha riferito l’agenzia ufficiale Xinhua l’Ufficio per gli Affari di Taiwan del Comitato centrale del Partito comunista ha adottato la mossa al fine di “salvaguardare lo sviluppo pacifico delle relazioni attraverso lo Stretto di Taiwan e gli interessi immediati delle persone su entrambi i lati dello Stretto”, punendo con determinazione “gli elementi irriducibili dell’indipendenza di Taiwan”. Tra le sette personalità colpite figurano Hsiao Bi-khim (ambasciatrice de facto a Washington) e politici come Koo Li-hsiung (Partito democratico progressista) e il vicepresidente del parlamento, Tsai Chi-chang: a carico loro e dei loro familiari è vietato l’ingresso in Cina, Hong Kong e Macao. In più, alle istituzioni a loro affiliate è tra l’altro negata ogni cooperazione con organizzazioni e individui sulla terraferma. I sette si aggiungono alle tre personalità dell’isola colpite a novembre 2021, tra cui il premier Su Tseng-chang , il presidente del parlamento You Si-kun e il ministro degli Esteri Joseph Wu su cui pende una “responsabilità penale a vita”. La Cina, infine, ha fatto sapere che “non tollererà mai alcun tipo di attività per dividere il Paese e non permetterà mai ad alcuna forza esterna di interferire nella sua riunificazione”.

(Foto: SalRangThaeu)


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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