(Teleborsa) – Le maggiori banche italiane (, , , e ) hanno registrato un utile netto aggregato di 4,8 miliardi di euro nel secondo trimestre 2022, in crescita del 62% su base annua, o del 20% escludendo sia l’impatto in Russia e Ucraina che il badwill derivante dall’acquisizione di da parte di BPER. Per il primo semestre dell’anno, l’utile netto aggregato è aumentato del 7% su base annua e del 13% escludendo Russia-Ucraina e il badwill, evidenzia un report di DBRS Morningstar.
I ricavi del semestre hanno beneficiato della crescita dei ricavi core e dell’attività di trading, supportati da maggiori flussi di business abbinati a tassi di interesse più elevati, si legge nell’analisi dall’agenzia di rating. La sensibilità agli ulteriori rialzi dei tassi previsti nei prossimi mesi è significativa, “poiché le passività tendono a repricing più lentamente delle attività e in modo più significativo dopo che i tassi hanno raggiunto determinate soglie”. I costi operativi sono diminuiti del 2,3% nonostante l’inflazione più elevata, riflettendo i benefici del recente taglio dei costi.
Gli accantonamenti per perdite su prestiti sono aumentati su base annua nel primo semestre 2022, tuttavia sono diminuiti notevolmente escludendo Russia e Ucraina, riflettendo i profili di rischio complessivamente migliorati delle banche. Il costo del rischio medio annualizzato nel primo semestre 2022 (pari a 55 punti base) è rimasto al di sotto del livello registrato nel periodo 2019-2021. “Le banche italiane sono riuscite a mantenere adeguate riserve di capitale nell’attuale difficile contesto operativo, guidate da una buona generazione organica di capitale e da un considerevole de-risking“, è il giudizio di DBRS Morningstar.
Le metriche della qualità degli attivi delle banche italiane hanno continuato a migliorare, con gli NPE ratio lordo e netto medi che sono scesi rispettivamente al 3,8% e all’1,9% a fine giugno 2022, dal 4,4% e 2,1% del trimestre precedente. Lo stock aggregato di crediti deteriorati lordi si è più che dimezzato dalla fine del 2019 e gli analisti si aspettano che questa riduzione continui sulla base di ulteriori vendite di crediti deteriorati in corso di finalizzazione da parte di alcune banche.
“Riteniamo che le banche italiane siano in una posizione migliore per resistere a un potenziale deterioramento della qualità del credito e alla conseguente necessità di maggiori accantonamenti a causa dei venti contrari dell’inflazione, considerando i loro profili di rischio rafforzati, le strutture dei costi più snelle, la disponibilità di accantonamenti a copertura di COVID-19 e ricavi al rialzo da tassi più elevati”, ha affermato Andrea Costanzo, Vice President del team DBRS Morningstar Global Financial Institutions.
“Le banche sono state anche in grado di assorbire l’impatto negativo sulla loro capitalizzazione dell’allargamento dello spread sovrano italiano connesso all’accresciuta volatilità derivante dall’invasione russa dell’Ucraina, e aggravata dalla recente crisi politica nel Paese che ha portato a elezioni anticipate a settembre”, ha aggiunto Costanzo.