(Teleborsa) – Nel 2021 l’Italia ha consolidato la sua leadership di produttore farmaceutico in Ue, insieme a Germania e Francia, con 34,4 miliardi di euro. Grazie al traino di un export che rappresenta oltre l’85% della produzione e che è aumentato tra il 2011 e 2021 del 117%,in confronto al 112% della media Ue. Dal 2016 al 2021 il valore medio dei farmaci esportati e’ cresciuto del 52%, più del totale Ue (+35%) “a dimostrazione dell’aumento dell’innovatività della nostra produzione”.
Questa la fotografia scattata dal presidente di Farmindustria, Marcello Cattani, nel corso dell’assemblea pubblica dell’associazione. Nel 2021, “abbiamo avuto – ha spiegato – un saldo estero positivo per farmaci e vaccini di 5,3 miliardi di euro, consolidando un trend che nell’ultimo triennio ne ha cumulati 18”. L’Italia è sul gradino più alto del podio per produzione conto terzi, Contract Development and Manufacturing Organization, con 2,7 miliardi che rappresentano oltre il 20% del totale europeo. Risultati frutto di “qualita’ delle risorse umane, tecnologia, specializzazioni di eccellenza nella ricerca, nella manifattura, nei rapporti con le Università e con la filiera. E di una composizione unica in Europa: il 42% del settore è composto da imprese a capitale italiano, il 58% a capitale internazionale. Con un forte radicamento di tutte – grandi, piccole e medie – sull’intero territorio nazionale”.
Le risorse umane “sono il fiore all’occhiello dell’industria farmaceutica nel Paese”, ha aggiunto Cattani. Sono 67mila gli addetti totali delle aziende del farmaco, di cui 6.770 in R&S. Laureati e diplomati rappresentano il 90% degli occupati, rispetto al 63% della media dell’industria. Le donne sono il 43% del totale (29% la media manifatturiera), con una percentuale identica tra dirigenti e quadri (22% è la media manifatturiera). E nella R&S sono il 51%. Negli ultimi 5 anni gli under 35 sono cresciuti del 13%. Le imprese acquisiscono nuove competenze, che crescono costantemente anche dopo l’assunzione attraverso azioni per la formazione e lo sviluppo professionale, all’insegna di multidisciplinarità e soft skills. Le imprese del farmaco “hanno sempre uno sguardo proiettato al futuro, come dimostrano i numerosi progetti con scuole superiori, Its e Università per offrire agli studenti orientamento, formazione e occupazione” ha concluso.
Per il settore farmaceutico “i costi di energia e logistica hanno avuto un incremento del 350% tra gennaio 2021 e marzo 2022. Così come (+25%), nello stesso periodo lo hanno avuto quelli di: principi attivi, eccipienti, filtri e ghiere, prodotti della carta, della plastica e del vetro, macchinari, guanti e camici”. Aumenti di costo che “le imprese non possono trasferire, nemmeno in parte, sui prezzi, che sono amministrati. Questo determina difficoltà rilevanti alle aziende anche perchè l’incidenza degli aumenti è molto superiore in Italia rispetto a Francia e Germania. Un gap che ci penalizza in un contesto di competizione globale sempre piu’ affollata di Paesi europei ed extraeuropei”, ha concluso.
“Tutto il governo è pienamente consapevole del ruolo dell’industria farmaceutica in Italia e, più in generale in Europa”. Questa industria “ha un ruolo fondamentale nell’economia italiana, non solo come settore industriale, ma più in generale come elemento di sicurezza nazionale in termine di salute dei cittadini”, ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, intervenendo all’assemblea di Farmindustria.
Un settore quindi “che svolgerà un ruolo fondamentale per la competitività dell’intero sistema economico e sociale italiano e piu’ in generale per la competitività dell’economia europea”, ha aggiunto il ministro dello Sviluppo economico dal palco dell’assemblea. Pur sapendo che l’industria farmaceutica e la ricerca sottostante “sono organizzate lungo catene di approvvigionamento internazionali globalizzate, siamo ora piu’ consapevoli in Italia e in Europa che e’ necessario – ha spiegato Giorgetti – rafforzare le parti di queste catene di approvvigionamento situate nei territori nazionali in una prospettiva di maggiore autonomia, preparazione e sicurezza”. Quindi, “siamo di fronte ad una competizione tra paesi al fine di attirare investimenti strategici dall’industria farmaceutica e non possiamo non notare che la concorrenza è globale, ma è anche interna all’Unione europea tra i vari Stati membri”.