(Teleborsa) – “Gas e petrolio sono sotto assedio”. Così ha descritto la situazione attuale nel suo ultimo discorso poche ore prima di morire il presidente dell’Opec, il nigeriano Mohammad Sanusi Barkindo. Barkindo aveva aperto la 21esima conferenza su petrolio e gas di Abuja, in Nigeria. “Il nostro settore deve fronteggiare gravi sfide su più fronti, che minacciano le nostre capacità di investimento oggi e sul lungo termine”, aveva affermato. Nel suo ultimo discorso l’ormai ex presidente Opec aveva elencato una serie di dati e previsioni che sembrano stridere con i propositi di “decarbonizzazione” dell’economia di Usa e Unione Europea e con le politiche di “transizione” che secondo alcuni osservatori hanno contribuito alle nuove impennate dei prezzi.
Barkindo aveva puntato il dito contro quei “paesi industrializzati e quelle istituzioni multilaterali che continuano a perseguire politiche stringenti volte ad accelerare la transizione energetica e ad alterare in maniera fondamentale i mix di produzione di energia”. “Non dobbiamo dimenticarci che il settore continua a risentire delle enormi perdite sugli investimenti degli ultimi anni”, ha aggiunto. Secondo l’ultimo rapporto annuale dell’Opec, l’industria globale del petrolio avrà bisogno di 11.800 miliardi di dollari di investimenti da qui al 2045 per tenere il passo della domanda. “Le nostre previsioni dicono che il petrolio resterà la prima fonte del mix energetico, contando per oltre il 28% nel 2045, seguito dal gas al 24% circa. In altri termini – ha sottolineato – petrolio e gas messi insieme continueranno ad assicurare più della metà del fabbisogno di energia del mondo per molti decenni”.
Nel frattempo la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen ha annunciato che entro due settimane – la data individuata sembra essere il 20 luglio – verrà presentato “un piano d’emergenza basato sui piani nazionali d’emergenza in caso di interruzione o taglio totale del gas russo”. I pilastri del piano saranno due: “la riduzione della domanda e la solidarietà fra gli Stati membri”. “Se per esempio si guarda al mercato unico, dobbiamo essere sicuri – ha spiegato – di ridurre la domanda in alcuni settori, in alcune parti dell’economia, ma in modo che questo non abbia un impatto negativo su tutto il mercato interno; perché questo è l’asset maggiore che abbiamo, anche per combattere l’atroce guerra di Putin“. Quanto alla solidarietà tra Stati membri, von der Leyen ha ricordato che in Europa esiste una buona rete di gasdotti con molte interconnessioni, “ma dobbiamo essere sicuri che il gas che arriva sarà davvero distribuito in modo che serva l’interesse comune europeo, che vada dove è più necessario”.
La presidenza di turno ceca ha annunciato un Consiglio energia straordinario che si riunirà a Bruxelles il 26 luglio, con ogni probabilità proprio per discutere proprio del nuovo piano d’emergenza della Commissione, e anche del dispositivo per gli acquisti congiunti di gas da parte degli Stati membri, che si sta organizzando in una piattaforma simile a quella che è stata usata per gli acquisti comuni dei vaccini durante la pandemia di Covid-19.