(Teleborsa) – , il principale 3D Digital System Integrator italiano, ha sfidato la volatilità dei mercati e si è quotata a Piazza Affari, perché intende accelerare il suo percorso di crescita e ha dei piani ben definiti per farlo. “Siamo entrati in questo momento perché era un anno e mezzo che preparavamo la quotazione. Ci interessava quotarci perché abbiamo grandi clienti e sempre più per le grandi commesse viene richiesto un certo standing all’azienda fornitrice. Entrare in Borsa ti consente di averlo”, spiega a Teleborsa Roberto Rizzo, presidente e amministratore delegato della società arrivata oggi su Euronext Growth Milan (EGM). “Per quanto riguarda i capitali che entrano, magari un anno fa sarebbero stati il doppio o il triplo, ma l’azienda finanziariamente è solida e ci siamo sempre autofinanziati”, aggiunge l’imprenditore, che ha fondato la società agli inizi degli anni 2000.
Solid World è oggi un gruppo composto da 11 società che opera sull’intero territorio nazionale, avvalendosi di 14 sedi operative e 3 poli tecnologici. Nel 2021 ha registrato un valore della produzione per circa 58 milioni di euro, in crescita del 16% rispetto al 2020. Ha oltre 8.000 clienti, sia grandi gruppi industriali come e che PMI bisognose di migliorare i loro processi e digitalizzare la creazione dei loro prodotti. L’attività di Solid World riguarda infatti principalmente: l’utilizzo delle tecniche più avanzate di scansione tridimensionale, progettazione e stampa 3D; la personalizzazione dei software in base alle specifiche esigenze del cliente; la strutturazione del processo produttivo; la realizzazione in stampa 3D di prototipi e/o prodotti finiti.
Il tempismo giusto
Solid World Group ha scelto di sbarcare a Piazza Affari anche per cogliere le opportunità e i trend del mercato di riferimento, ovvero la digitalizzazione e automazione delle aziende manifatturiere. “Questo è un momento di grande crescita per l’automazione della fabbrica, perché ci sono temi come il reshoring e l’in-sourcing, e le aziende manifatturiere stanno tornando a investire in Italia – spiega l’AD – I nostri clienti sono fabbriche che domani producono, anche se sui mercati c’è turbolenza, quindi tutto va avanti normalmente e questo era il momento giusto per quotarci in Borsa”.
La quotazione permetterà anche di essere più attraente per potenziali dipendenti. “Investiamo più del 10% dei ricavi in ricerca e sviluppo e abbiamo addirittura due aziende del gruppo che fanno solo R&S. Andare in Borsa è quindi molto utile anche per attrarre talenti – spiega Rizzo – Assumiamo ingegneri biomedici, elettronici, aerospaziali, e su oltre 180 dipendenti la metà sono laureati e moltissimi sono ingegneri”. Inoltre, l’imprenditore sottolinea che il settore biomedicale, all’interno del gruppo, è presieduto da una ragazza di 32 anni, ingegnere biomedico laureato a Pisa con il massimo dei voti. “Anziché favorire la fuga dei cervelli, noi teniamo i migliori cervelli in Italia, offrendo tutte le gratificazioni economiche e professionali del caso”, evidenzia.
In fase di collocamento SolidWorld Group ha raccolto 6 milioni di euro, escludendo il potenziale esercizio dell’opzione di over-allotment. In caso di integrale esercizio dell’over-allotment, l’importo complessivo raccolto sarà di 6,5 milioni di euro; 4,5 milioni di euro sono in aumento di capitale, e quasi 1,5 milioni di euro rivenienti dalla conversione del prestito obbligazionario convertibile. Il flottante al momento dell’ammissione è del 27,32% (30,36% in caso di integrale esercizio dell’opzione greenshoe) e la capitalizzazione di mercato all’IPO (2 euro per azione) è pari a 16,5 milioni di euro. Gli investitori esteri hanno sottoscritto il 50% del collocamento.
I driver di crescita
I driver di crescita futuri sono essenzialmente tre: l’acquisizione di realtà sinergiche che consentano di rafforzare la filiera di creazione del valore; l’ulteriore sviluppo del percorso di internazionalizzazione, già avviato con l’apertura di una sede a Dubai; la crescita in nuovi settori, come quello biomedicale, e l’acquisizione di leadership nel campo della produzione di hardware e software per l’industria 4.0.
“Siamo il più grande venditore d’Europa di stampanti tridimensionali, ma vogliamo diventare produttori di macchine per la stampa 3D e una delle prime operazioni post-quotazione sarà diventare proprietari di una fabbrica di stampanti 3D“, spiega Rizzo a proposito del primo punto. “Stiamo valutando delle acquisizioni negli Stati Uniti – aggiunge – Vogliamo far tornare l’Italia a essere leader nella tecnologia come lo era in passato, e vogliamo essere i primi partner tecnologici delle industrie manifatturiere italiane. Anche perché ormai si parla di Industria 5.0, che rappresenta l’umanizzazione della fabbrica e l’introduzione del collaborative engineering, facendo controllare le fabbriche da remoto e in modo completamente automatico”.
Solid World Group è infatti sicura che le aziende italiane stiano tornando a comprare macchinari e investire in tecnologia, ed è quindi convinta di poter diventare fondamentale nella trasformazione digitale delle PMI. “Oggi si è rotta la supply chain tradizionale, che vedeva nel Far East il luogo in cui traferire la capacità produttiva per il basso costo del lavoro – afferma Rizzo – Questo meccanismo si è rotto per una serie di ragioni, dal Covid alla guerra e all’aumento mostruoso dei costi di trasporto, e ora si sta tornando a produrre in Italia“. “Il nostro paese non ha tantissime fabbriche con grandi catane di montaggio, ma ha medie realtà produttive, che hanno tante isole di lavoro che vanno automatizzate – aggiunge – Noi forniamo tutta la tecnologia per garantire questo livello di automazione”.
Il secondo driver di crescita, l’internazionalizzazione, passa dall’apertura di una fabbrica digitale negli Emirati Arabi Uniti, come le tre che il gruppo ha in Italia, per insegnare ai clienti l’utilizzo della fabbrica digitale e affiancarli nella produzione. Il Medio Oriente sarà però solo il primo passo nella maggiore attenzione rivolta ai mercati esteri.
L’ultimo driver di crescita si sostanzia principalmente nella crescita del settore biomedicale. “Siamo da tre anni entrati in questo settore e abbiamo sviluppato un software per trasformare le risonanze magnetiche e le tomografie assiali in modelli tridimensionali degli organi dei pazienti malati – spiega l’imprenditore – Lo diamo al chirurgo, che può meglio trovare metastasi, e quindi migliora le analisi pre-operatorie approfondite e complesse. Stiamo anche diventando produttori di stampanti 3D per la bio-fabbricazione di tessuti“.