(Teleborsa) – Bank of England ha affermato che le prospettive economiche per il Regno Unito e a livello globale “sono notevolmente peggiorate”, con gli sviluppi intorno alla guerra in Ucraina che saranno un fattore chiave per le prospettive di crescita, comunque orami soggette a notevole incertezza e su cui incombono una serie di rischi al ribasso. Lo si legge nel Financial Stability Report pubblicato oggi, dove viene sottolineato che pressioni inflazionistiche più forti o più persistenti di quelle attualmente attese potrebbero portare a: crescita economica più debole a livello globale; un ulteriore forte inasprimento delle condizioni finanziarie globali; e il potenziale di ulteriore volatilità e stress nei mercati finanziari.
Dal rapporto emerge che le principali banche britanniche hanno “una notevole capacità di sostenere i prestiti a famiglie e imprese anche con il deterioramento delle prospettive economiche”. In linea con le aspettative, i coefficienti patrimoniali sono diminuiti nel primo trimestre del 2022 e dovrebbero diminuire leggermente nei prossimi trimestri.
Per affrontare la maggiore incertezza e il deterioramento delle prospettive economiche, la banca centrale sta aumentando il tasso di riserva di capitale anticiclica (CCyB) del Regno Unito al 2%. Tale valore entrerà in vigore il 5 luglio 2023, in linea con il periodo di attuazione di 12 mesi generalmente richiesto. Il tasso CCYB rappresenta una riserva aggiuntiva per le banche che varia a seconda delle prospettive economiche.
Il Financial Stability Report ha osservato nel dicembre 2021 che, poiché le vulnerabilità che possono amplificare gli shock economici erano tornate ai livelli pre-pandemia e si prevedeva che l’attività globale e britannica sarebbe presto tornata ai livelli pre-pandemia, era intenzionato a riportare il tasso di CCyB nel Regno Unito al 2%, il livello che doveva raggiungere prima della pandemia, nel secondo trimestre del 2022. “Da allora le prospettive economiche globali e britanniche sono peggiorate in modo significativo, ma le vulnerabilità interne che possono amplificare gli shock economici rimangono sostanzialmente al livello pre-pandemia“, viene sottolineato.