(Teleborsa) – L’aumento delle aspettative inflazionistiche anche sugli orizzonti più lontani ”alimenta il rischio che la fase inflazionistica in atto non sia transitoria”. Lo afferma la Presidente dell’UpB, in audizione nelle commissioni Bilancio e Finanze del Senato sul Dl Aiuti . ”Questo rischio -sottolinea- non appare trascurabile, anche alla luce di un’analisi sulla persistenza dell’inflazione, ovvero sulla velocità con cui la dinamica dei prezzi, perturbata a seguito di uno shock, ritorna verso la precedente condizione di equilibrio”.
Esaminando l’andamento dei prezzi al consumo dell’Italia dagli anni settanta in poi, secondo l’Upb ”è possibile rilevare che la persistenza dell’inflazione si è ridotta a partire degli anni ottanta, ma ha ripreso ad aumentare nello scorso decennio. Questa tendenza potrebbe segnalare rischi che l’attuale fase inflazionistica impieghi più tempo dell’atteso a riassorbirsi”.
“Mettendo insieme tutti i decreti” varati dal governo nel biennio 2021-22, decreto aiuti incluso, “per la mitigazione dei prezzi, parliamo di 28,5 miliardi”, di cui 23,6 miliardi nel 2022. In particolare, “8 miliardi a sostegno famiglie, 7,4 a sostegno imprese, 13,1 destinati a sostenere sia le famiglie che le imprese”, ha precisato.
Quanto al secondo trimestre del 2022 “parrebbe avere una dinamica positiva”, ha sottolineato Cavallari. “Il rallentamento dell’economia potrebbe non essere così drammatico come le previsioni piu’ pessimiste, anzi il secondo trimestre potrebbe avere un segno positivo”, ha aggiunto.
L’UpB rileva anche che ”appare necessario affiancare alle misure di urgenza’‘ messe in campo dal governo anche ”l’irrobustimento e l’accelerazione dell’azione di riforma, volta a sciogliere i nodi strutturali dell’economia italiana e ad affrontare congiuntamente le nuove sfide dell’indipendenza energetica e della transizione ecologica”. In prospettiva, secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio, anche se ”non dovessero realizzarsi scenari avversi, economici e geopolitici, non si può escludere la possibilità che l’inflazione si manifesti con maggiore persistenza rispetto a quanto prefigurato negli scenari di base delle previsioni macroeconomiche”. La conduzione della politica economica potrebbe quindi ”dover fronteggiare dinamiche nominali ancora elevate nei prossimi trimestri”
Per l’Ufficio parlamentare di bilancio, “si pone la questione dell’adeguatezza della base imponibile del contributo ad approssimare i sovraprofitti delle imprese del settore energetico dovuti all’incremento dei prezzi. Da un punto di vista economico, il saldo tra le operazioni attive e passive al netto dell’Iva risponde al valore aggiunto della produzione che include oltre, ai profitti, la remunerazione degli altri fattori della produzione. L’incremento del valore aggiunto rappresenterà quindi una buona approssimazione del sovraprofitto
solo nella misura in cui questo non sia anche dovuto all’aumento delle remunerazioni degli altri fattori. Tuttavia, anche nel caso in cui l’incremento del valore aggiunto sia attribuibile interamente alla crescita dei profitti in termini economici, si potrebbero manifestare delle discrepanze rispetto all’aumento del profitto misurato secondo le regole civilistiche o fiscali relative all’Ires a causa delle quali il contributo impatterà in modo differenziato sugli utili civilistici”.
“L’utilizzo della base imponibile dell’IRES avrebbe probabilmente permesso di commisurare meglio il contributo straordinario alle scritture contabili, ma avrebbe richiesto un calcolo su base annuale e un meccanismo di liquidazione in acconto anticipato su base previsionale che avrebbero introdotto ulteriori fattori di complessità e di incertezza sulla stima del gettito necessario per la copertura dei contestuali aiuti alle famiglie e alle imprese”.
Inoltre, “la scelta del periodo tra ottobre 2020 e aprile 2021 suscita qualche perplessità dato che risulta ancora condizionato dall’emergenza sanitaria e può comportare una sopravalutazione dell’effetto congiunturale. Il rischio di una sovrastima potrebbe essere ridotto optando per un periodo di riferimento meno influenzato dalla emergenza sanitaria, come potrebbero essere gli stessi mesi a cavallo degli anni 2019/2020 o una media dei due periodi. E’ tuttavia difficile prevedere l’effetto finale di una modifica del periodo di riferimento qualora la revisione della base imponibile fosse accompagnata da un adeguamento dell’aliquota per garantire il gettito necessario per la copertura del provvedimento”.