(Teleborsa) – La crescita annua è stimata attestarsi su livelli più moderati, circa il 2,5% nel 2022 e l’1,75% nel 2023. Lo afferma il FMI al termine della missione in Italia. L’inflazione media annua è attesa raggiungere un picco del 5,5% quest’anno. Nel medio termine, si prevede che la crescita si stabilizzerà poco sopra l’1%, grazie alla continua spesa relativa al PNRR e alla moderazione dei prezzi delle materie prime.
E’ quanto si legge nel rapporto diffuso dal FMI al termine della missione di ricognizione annuale nella Penisola (Article IV) nell’ambito dell’ordinaria attività di sorveglianza bilaterale prevista dall’Articolo IV dello Statuto dell’istituzione di Washington E’ quanto riferisce una nota del Tesoro. “Il MEF ringrazia gli interlocutori che hanno partecipato agli incontri e il FMI per il tempo dedicato all’Italia”, si legge nel comunicato.
In Italia è necessaria “una strategia credibile su due fronti per ridurre significativamente, seppur gradualmente” il deficit e il debito pubblico. “Per aumentare la produttività e la crescita del PIL sono necessarie riforme strutturali globali, compreso un ampliamento a gettito invariato della base imponibile per rendere il sistema fiscale più equo”, si legge nel testo. Inoltre, la revisione della spesa e un ulteriore miglioramento della compliance fiscale “consentirebbero di conseguire un aggiustamento fiscale opportunamente calibrato, che dovrebbe iniziare già nel 2023 nello scenario di base e potrebbe fornire un avanzo primario del 2 per cento del PIL entro il 2030″, si legge.
“Una revisione completa del bilancio per trovare risparmi significativi derivanti dai programmi fiscali e di spesa esistenti dovrebbero essere alla base della strategia”, insiste il Fondo. Sul lungo termine, afferma ancora il Fmi, il mantenimento di questo contenimento della spesa e un avanzo primario al 2% creerebbero spazi per investimenti prioritari (clima, energia, l’educazione, la digitalizzazione, l’innovazione) anche dopo aver gestito il rialzo della spesa pensionistica. Il tutto tagliando “il debito pubblico a circa il 135 per cento del pil entro il 2030”
“E’ necessaria una credibile duplice strategia per ridurre significativamente – anche se gradualmente – l’elevato disavanzo e debito nel medio termine. Per rilanciare la produttività e la crescita del Pil sono necessarie ampie riforme strutturali, incluso un ampliamento della base imponibile con effetti neutri per le finanze pubbliche, per rendere il sistema fiscale più equo”
L’Italia deve “continuare a migliorare la definizione delle politiche per ridurre i rischi di scostamenti di bilancio e sostenere la riduzione del debito”. Scrive il FMI.
Nel caso del Reddito di cittadinanza “il recente rafforzamento dei requisiti di accettazione del lavoro e dei collegamenti sono un passo
positivo, ma per evitare che disincentivi al lavoro, l’uscita da queste prestazioni in risposta al reddito da lavoro dovrebbe essere graduale, mentre il livello delle prestazioni è elevato rispetto al costo della vita in alcune parti del paese”, si spiega nel testo.
Quanto al superbonus al 110% rafforzare i controlli esistenti “limiterebbe i rischi di superamento delle spese che potrebbero verificarsi a causa della domanda molto elevata”, afferma il fondo. Invece sulla tassa sugli extra profitti “per evitare distorsioni involontarie, l’imposta sugli utili inattesi delle società energetiche dovrebbe basarsi sull’intera gamma di elementi che determinano i loro
profitti”.