(Teleborsa) – I datori di lavoro italiani prevedono assunzioni in crescita da luglio a settembre 2022, registrando una previsione netta di occupazione (NEO) del +23%, al netto degli aggiustamenti stagionali. Sono più ottimisti rispetto al trimestre precedente, quando la previsione era inferiore di 6 punti percentuali. Inoltre, le prospettive sono di gran lunga migliori rispetto all’anno scorso: +13 punti percentuali rispetto al Q3 2021. Le prospettive sono quindi molto positive: il 34% dei datori di lavoro prevede un aumento della forza lavoro, contro il 12% che afferma che ci sarà una diminuzione delle assunzioni e il 50% che non prevede cambiamenti. È quanto emerge dall’indagine sulle prospettive occupazionali svolta da ManpowerGroup, che sarà uno degli insight sul mondo del lavoro che verranno discussi al World Economic Forum di Davos.
A livello globale, ManpowerGroup ha intervistato più di 40 mila datori di lavoro in circa 40 Paesi e territori per misurare le previsioni di assunzione dei datori di lavoro per il terzo trimestre del 2022. I risultati dell’indagine per il periodo luglio-settembre 2022 riflettono un forte ottimismo, con una previsione media del +33%. Gli ambienti più favorevoli a un aumento dell’occupazione nei prossimi tre mesi sono segnalati in Messico (+59%), Brasile (+54%), India (+51%), Canada (+43%) e Colombia (+43%). D’altro canto, la crescita più debole è stata riscontrata in più deboli in Grecia (-1%), Taiwan (+3%) e Giappone (+4%). I datori di lavoro del Sud e Centro America hanno riportato le prospettive occupazionali più positive, seguiti da Nord America, APAC ed EMEA.
A livello mondiale, la ricerca MEOS evidenzia inoltre che i ruoli più richiesti sono nel settore digitale: IT, Tecnologia, Telecomunicazioni, Comunicazioni e Media (44%), seguito dal settore Banche, Finanza, Assicurazioni e immobiliare (+38%). Le intenzioni di assunzione più basse a livello globale sono state riscontrate invece nel settore della ristorazione e ospitalità (+23%).
“Anche nel terzo trimestre le previsioni sull’occupazione in Italia sono in crescita secondo l’indagine MEOS condotta da ManpowerGroup. Anzi, è possibile notare un ottimismo crescente sia a confronto del precedente trimestre sia rispetto allo scorso anno – afferma Anna Gionfriddo, amministratrice delegata di ManpowerGroup Italia –. Ci avviciniamo alla seconda metà dell’anno con un consolidamento dell’occupazione nonostante le diverse difficoltà e gli scenari globali emersi nel 2022. Tuttavia, le proiezioni occupazionali positive potrebbero essere limitate dal fenomeno ormai sistemico dello skill mismatch, che evidenzia un forte gap tra le competenze ricercate dalle imprese e quelle in possesso delle persone. Come evidenzia il MEOS, circa tre aziende su quattro hanno infatti difficoltà nel trovare i talenti necessari. Una tendenza che colpisce in modo trasversale quasi tutti i settori e che riguarda sia competenze tecniche sia soft skill, a conferma di come sia ancora più cruciale investire su upskilling e reskilling delle persone, se vogliamo diminuire questo divario e supportare la crescita economica delle aziende e del Paese”.
Confronti regionali – Nel prossimo trimestre sono previsti aumenti di forza lavoro in tutte e quattro le macroregioni. I datori di lavoro del Nord Est (+39%) prevedono il ritmo di assunzione più sostenuto. Altrove, le prospettive di assunzione sono ancora buone con prospettive del +25% per il Nord Ovest. Anche i dati di Sud e le Isole sono inaspettatamente positivi con un NEO del +19%, 13 punti percentuali in più rispetto al trimestre precedente. In fondo alla classifica l’Italia centrale (+17%), con l’unica prospettiva inferiore al secondo trimestre (-2%). Tuttavia, tutte le regioni italiane si aspettano un clima più favorevole per l’occupazione rispetto al terzo trimestre del 2021: Nord Est (+27%), Nord Ovest (+18%), Sud/Isole (+16%) e Centro Italia (+5%).
Confronti settoriali – Il mercato del lavoro più favorevole è previsto nel settore IT, Tech, Telecomunicazioni e Media, dove le prospettive occupazionali nette sono pari a +39%. Altrove, si prevede una vivace attività di assunzione per le Costruzioni, il Manifatturiero e il Commercio all’ingrosso e al dettaglio, ciascuno con un +26%. Leggermente più basse le previsioni per il settore bancario, finanziario, assicurativo e immobiliare e quello della Produzione primaria: +23%. Il settore dell’istruzione, della sanità, dell’assistenza sociale e della pubblica amministrazione prevede un ritmo di assunzioni vivace, con una previsione del +16%, e quello della ristorazione e dell’ospitalità del +11%. Le aspettative sul personale sono aumentate rispetto al terzo trimestre 2021, con crescite significative nel settore manifatturiero (+18%), nel commercio all’ingrosso e al dettaglio (+17%) e nella produzione primaria (+16%).
Confronto tra le dimensioni delle organizzazioni – I datori di lavoro sono classificati in quattro dimensioni organizzative: le microimprese con meno di 10 dipendenti, le piccole imprese con 10-49 dipendenti, le medie imprese con 50-249 dipendenti e le grandi imprese con 250 o più dipendenti. Le prospettive di occupazione migliori sono previste dai grandi datori di lavoro, che registrano prospettive occupazionali nette del +26%, e anche le prospettive dei piccoli datori di lavoro sono molto vicine, con un +24%. Anche il NEO delle medie imprese è positivo, con un +19%, come pure quello delle microimprese con un +13%. Tutte le organizzazioni prevedono un clima occupazionale più forte rispetto al terzo trimestre del 2021: le piccole medie imprese (+17%), le microimprese (+13%), le medie imprese (+10%) e le grandi imprese (+3%).
Domande extra: skill mismatch – L’indagine ha anche rilevato la difficoltà per le aziende italiane nel trovare i talenti con le competenze giuste per le loro esigenze. Il 72% delle imprese segnala di avere molta (9%) o qualche difficoltà (63%) nel reperire talenti, e solo una su quattro (26%) non rileva nessuna difficoltà. I valori non si discostano guardando i dati regionali. Per quanto riguarda la dimensione delle organizzazioni, sono quelle grandi a registrare le maggiori difficoltà (76%), mentre al contrario tra le micro il 36% non segnala alcun problema. Tra i settori più in difficoltà nel trovare professionalità adeguate si evidenziano l’edilizia, con il 21% delle posizioni ricercate molto difficile da ricoprire, la manifattura e la produzione primaria (entrambe con il 13%). Tra le competenze, quelle più difficili da trovare secondo i datori italiani sono IT e Data (27%), mentre un’azienda su cinque (20%) segnala problemi anche nella ricerca di skill amministrative, logistiche, gestione risorse umane, vendite e marketing. Percentuali poco inferiori per Manifattura/Produzione e Front Office/Customer Care. In particolare, sono le aziende del Nord Est e del Nord Ovest a registrare il più alto livello di carenza di competenze IT (31%), mentre al Sud e nelle Isole le capacità più problematiche da reperire sono HR, vendite e marketing. Inoltre, sono le imprese grandi (35%) e medie (32%) a segnalare più difficoltà nel trovare professionisti digitali, mentre il problema è molto meno sentito per le piccole (19%) e micro (12%) imprese. È stato indagato anche quale sia la soft skill più difficile da trovare secondo i datori di lavoro. Il 28% indica resilienza, tolleranza allo stress e adattabilità; il 25% responsabilità, affidabilità, disciplina, ragionamento e problem-solving; il 24% collaborazione e lavoro di squadra; il 22% creatività e originalità, il 21% pensiero critico e analisi. Queste sono le soft skill la cui scarsità è rilevata da almeno un’azienda su cinque. La soft skill più ricercata cambia in base alla dimensione dell’impresa: per esempio la scarsità di pensiero critico e analisi è segnalata dal 26% delle imprese medio-grandi e da solo il 12% di quelle micro-piccole.