(Teleborsa) – La norma contenuta nel Dl Ucraina che introduce un “contributo solidaristico straordinario” sui cosiddetti extra-profitti presenta forti criticità tecniche nell’applicazione al settore petrolifero che richiedono un intervento per attenuarne gli effetti distorsivi. È la posizione espressa da Unem – Unione Energie per la Mobilità, l’associazione che rappresenta le principali Aziende che operano in Italia nell’ambito della lavorazione, della logistica e della distribuzione dei prodotti petroliferi, di prodotti energetici low carbon, tra cui i biocarburanti e gli e-fuels – nel corso di un’audizione al Senato.
Secondo l’associazione, infatti, la norma così per come è stata strutturata, va a colpire il downstream petrolifero indipendentemente dalla generazione non solo di extra profitti, ma anche di profitti. A non convincere il settore è la mancata sterilizzazione dell’effetto derivante dal naturale aumento delle quantità vendute rispetto al periodo di base considerato, cioè quello di emergenza pandemica che è stato caratterizzato da forti blocchi alla mobilità e dal conseguente crollo dei consumi dei prodotti petroliferi: il periodo preso a riferimento nel calcolo infatti va dall’1 ottobre 2020 al 31 marzo 2021. Il risultato – si legge nella memoria presentata in audizione dal presidente di Unem, Claudio Spinaci, è “un artificioso extra profitto teorico, amplificato peraltro di quasi 5 volte dalla presenza delle accise per le aziende che immettono in consumo prodotti petroliferi”.
“Il downstream petrolifero (raffinazione, logistica e distribuzione) è già da alcuni anni in forte sofferenza economica e finanziaria. Le perdite legate alla pandemia sono state rilevanti e mai recuperate, le aziende stanno saturando le linee di credito a causa degli alti costi di approvvigionamento e, essendo un settore energivoro, risentono dei costi dell’energia – ha spiegato il presidente Spinaci –. Si comprende che il periodo emergenziale richieda sforzi eccezionali, ma gli indicatori individuati non sono in grado di definire correttamente, nel caso del nostro settore, la presenza di profitti e, quindi a maggior ragione, di extra-profitti, portando alla determinazione di contributi straordinari” di entità non commisurata alla reale capacità contributiva del settore”.
“Come ho detto anche in una recente audizione parlamentare – ha ricordato Spinaci –, questo ‘effetto volumi’ è per noi significativamente amplificato dalla presenza delle accise che costituiscono base imponibile IVA per le operazioni attive, mentre non sono incluse nelle operazioni passive. In questo modo si genera un elevato saldo tra attivo e passivo che nulla ha a che vedere con presunti extra-profitti”. Per tali ragioni il presidente di Unem ritiene “indispensabile intervenire per neutralizzare questo effetto. Se così non fosse, si darebbe un ulteriore colpo negativo ad un settore già in forte difficoltà, con serie ricadute sul piano occupazionale e della sicurezza energetica del Paese”.
Unem ha presentato alcune proposte emendative al Dl Ucraina. Tra queste ci sono la neutralizzazione dell’effetto accisa, non ricomprendendo le accise versate nella base imponibile, e l’introduzione, sulla base del principio costituzionale di concorrere alle spese pubbliche in ragione della capacità contributiva, di un cap sul contributo straordinario legato ai più recenti risultati d’esercizio. “Si potrebbe ipotizzare un tetto calcolato in percentuale sul risultato dell’ultimo esercizio. Si tratta naturalmente di una proposta da approfondire. L’importante è definire un sistema di calcolo del contributo che sia realmente rappresentativo della redditività delle aziende e non solo un metodo per fare cassa a prescindere”, ha concluso Spinaci.