(Teleborsa) – L’inflazione al 6,5% ha un impatto allarmante per le tasche dei consumatori e deve portare il Governo ad adottare provvedimenti urgenti a tutela delle famiglie e del loro potere d’acquisto. Lo affermano le associazioni per la tutela dei consumatori, commentando i dati Istat sull’inflazione di marzo. Questa mattina l’Istituto nazionale di statistica ha infatti stimato che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, abbia registrato un aumento dell’1% su base mensile e del 6,5% su base annua, contro un +5,7% del mese precedente e un +6,7% della stima preliminare.
L’ipotesi dei prezzi amministrati
“Rappresentano un vero allarme i prezzi dei prodotti alimentari che a marzo registrano una impennata, aumentando del +5,8% rispetto allo scorso anno – spiega il presidente di Assoutenti Furio Truzzi – Questo significa che una famiglia, solo per mangiare, deve mettere in conto una maggiore spesa in media pari a +434 euro annui”. “Siamo in presenza di una emergenza che conferma tutte le denunce sui rincari dei listini lanciate da Assoutenti nelle ultime settimane – prosegue Truzzi – Il Governo non può restare a guardare e, di fronte a questa situazione di crisi, deve adottare misure straordinarie, a partire da prezzi amministrati per i generi di prima necessità come gli alimentari di cui le famiglie non possono fare a meno”.
Il focus sulle accise
“Il calo rispetto al dato provvisorio dimostra che la riduzione delle accise ha funzionato. Occorre, però, fare di più! – afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori – Il Governo può e deve intervenire per bloccare queste speculazioni dovute all’effetto guerra in Ucraina, ad esempio riducendo ulteriormente le accise e prolungando il provvedimento oltre il 2 maggio, almeno fino a che, anche con il ripristino delle vecchie accise, i prezzi di benzina e gasolio non torneranno saldamente ai prezzi già record del 2021″.
“Inoltre – aggiunge Dona – come da noi proposto nelle osservazioni al ddl concorrenza, dando una definizione di prezzo anomalo e ampliando la casistica delle pratiche commerciali scorrette, così da consentire all’Antitrust, che in audizione al Senato il 12 aprile ha già anticipato in tema di caro carburanti che non rientra tra i suoi compiti la repressione di generici fenomeni speculativi ma solo gli abusi di posizioni dominanti o le intese restrittive della concorrenza, di poter intervenire contro chi si approfitta della guerra in Ucraina per gonfiare a dismisura i prezzi e fare sproporzionati extra profitti”.
L’impatto sulle famiglie
“L’inflazione a 6,5% si traduce, per una coppia con due figli, in una stangata pari a 2.303 euro su base annua, 1.052 solo per Abitazione, acqua ed elettricità, 594 euro per i Trasporti (era 654 nel dato provvisorio, ossia non calcolando la riduzione delle accise), 434 per prodotti alimentari e bevande, secondo i calcoli dell’Unione Nazionale Consumatori. Per una coppia con 1 figlio, la maggior spesa annua è pari a 2.159 euro, 1.055 per l’abitazione, 517 per i trasporti (era 569 euro nel dato provvisorio), 391 euro per cibo e bevande, in media per una famiglia il rialzo complessivo è di 1851 euro, 990 per l’abitazione, 381 per i trasporti (era 419), 323 euro per mangiare e bere. Il record spetta alle coppie senza figli con meno di 35 anni che hanno un aggravio annuo di 2360 euro, 1247 solo per l’abitazione e alle famiglie numerose con più di 3 figli con una batosta pari a 2.577 euro, 475 solo per il cibo” conclude Dona.
Secondo Federconsumatori, con il tasso di inflazione a questi livelli l’aggravio a carico delle famiglie sarà in termini annui di 1.943,50 euro. Sull’aumento pesano in maniera determinante i costi energetici e del settore alimentare, “divenuti pressoché insostenibili, tanto che le famiglie stanno modificando le proprie abitudini di consumo e stanno effettuando molte rinunce”. Secondo le rilevazioni dell’associazione, diminuisce di oltre il 16% il consumo di carne e pesce (visti i forti rincari soprattutto della carne, dovuti ai maggiori costi sostenuti per l’allevamento), si scelgono verdure e ortaggi più convenienti e di stagione, si evita sempre più spesso di mangiare fuori casa (in occasione delle festività pasquali solo 1 famiglia su 10 sceglierà di mangiare al ristorante). Anche le spese per la cura della persona e la salute iniziano ad essere intaccate dalla crisi.
L’allarme per la crescita
Nel complesso, l’Istituto di statistica sottolinea “che i provvedimenti dell’esecutivo su accise dei carburanti e Iva del gas hanno pesato per 7 decimi di punto e questo spiega la correzione al ribasso”, osserva Confesercenti. “In questo quadro il proseguimento degli interventi, insieme alla fine dello stato di emergenza, potrebbe fermare la corsa dei prezzi e permettere di recuperare circa 10 miliardi di euro di consumi tra aprile e giugno, evitando così una variazione negativa del PIL nel secondo trimestre – aggiunge l’associazione – Ma, come abbiamo chiesto anche in audizione, andrebbero rafforzati con più risorse per sostenere famiglie ed imprese. In particolare, per quanto riguarda le accise sui carburanti, potrebbe essere utile l’introduzione di un meccanismo automatico per contenere gli incrementi dei prezzi internazionali. Nella drammaticità della situazione odierna, queste misure possono mantenere la nostra economia su un sentiero di crescita”.