(Teleborsa) – La Germania dovrebbe affrontare “un ulteriore deterioramento della situazione se ci fosse uno stop alle importazioni o alle consegne di petrolio e gas naturale russi” e “una recessione sarebbe presumibilmente inevitabile“. Lo ha detto Christian Sewing, CEO di e presidente dell’associazione bancaria tedesca. “Se si dovesse arrivare a un embargo sulle importazioni allora potremmo parlare di un’inflazione che è almeno temporaneamente a due cifre – ha sottolineato nel corso di una conferenza stampa – Ma avremo permanentemente un fenomeno che tutti non abbiamo visto negli ultimi 30 anni e questa è l’inflazione a lungo termine”.
“Tassi di inflazione elevati hanno enormi effetti redistributivi e mettono a dura prova le persone a basso reddito – ha evidenziato Sewing – Sono quindi veleno per la stabilità della nostra economia e anche della nostra società. C’è molto per suggerire che la Banca centrale europea dovrà presto porre fine ai suoi acquisti netti di obbligazioni e inviare il primo segnale sul tasso di interesse”.
Come risultato della guerra contro l’Ucraina, la necessità di investimenti in Germania ed Europa continuerà ad aumentare nei prossimi anni, specialmente nella trasformazione verso un’economia sostenibile e per diventare meno dipendenti dai combustibili fossili. Anche per questo, secondo Sewing, devono essere mobilitati capitali privati. Affinché ciò abbia successo, l’Europa ha finalmente bisogno di un vero mercato finanziario unico. “Non esiste un pacchetto di stimolo più conveniente rispetto alla Banking and Capital Markets Union – ha affermato Sewing – Ad oggi, un mercato europeo dei capitali frammentato impedisce il pieno sfruttamento delle opzioni di finanziamento. Questo blocco deve essere revocato”.
Infine, nel suo intervento come presidente dell’associazione bancaria tedesca, ha detto che negli ultimi anni le banche tedesche hanno ridotto significativamente la loro esposizione alla Russia e che i loro rischi sono gestibili e le loro riserve di capitale più elevate che mai. Allo stesso tempo, l’associazione bancaria è critica nei confronti di ulteriori contributi al Fondo di risoluzione europeo, che è già riempito con 52 miliardi di euro e l’aumento della cosiddetta riserva di capitale anticiclica. “Tutto ciò limita la capacità delle banche di prestare. E questo in un momento in cui le banche sono particolarmente richieste come finanziatrici di investimenti”, ha affermato Sewing.