(Teleborsa) – “Il piano ha due colonne. La prima è il riposizionamento strategico della compagnia. Il piano presentato a dicembre è un piano inerziale con basso livello di ambizioso. Vogliamo portare la compagnia a essere più profittevole. Vogliamo essere meglio posizionati per la futura crescita. Vuol dire avere più cassa per lo sviluppo. può usare un po’ di leva finanziaria per aumentare la potenza di fuoco a 7 miliardi per M&A”. È quanto affermato da Claudio Costamagna, candidato alla presidenza del Leone di Trieste nella di Caltagirone, che nel frattempo è salito a più del 9% del capitale. La seconda colonna “è la governance. Noi rappresentiamo una lista presentata da un socio. L’altra lista concentra la lista sull’amministratore delegato – ha aggiunto – Vogliamo avere un consiglio con poteri bilanciati, rivedere la procedura per il comitato parti correlate. L’idea è di introdurre un direttore generale e introdurre un comitato esecutivo”.
L’aumento di capitale per l’M&A
“Abbiamo a disposizione 7 miliardi inclusa la leva per le acquisizioni. Sono ipotesi, non abbiamo nulla sul tavolo, ma abbiamo in mente acquisizioni fra 4,5 a 6 miliardi. Opportunità ce ne sono tante sia in mercati in cui siamo già presenti ma anche Cina e India. In Cina Generali è arrivata per prima e là ci siamo fermati. Dobbiamo avere antenne ben pronte a cogliere opportunità”, ha detto Costamagna nella conferenza stampa di presentazione del contro-piano. A una domanda se si potrà fare un aumento di capitale per finanziare una grande acquisizione, l’ex presidente di CDP ha risposto: “Non abbiamo nessun tipo di remora se c’è un’operazione che può creare valore nel medio lungo termine non vedo perché non dobbiamo farlo”. “Se dovesse capitare una operazione da 30 miliardi ci penseremo”, ha aggiunto.
Le opportunità in Asia
Il candidato alla presidenza della lista Caltagirone ha evidenziato che “opportunità ce ne sono tante sia nei mercati dove siamo presenti per consolidare la nostra presenza, sia in eventuali nuovi mercati. Abbiamo parlato di Cina e India, ma in Cina Generali è arrivata nel 2002 prima tutti gli altri ed è rimasta ferma al palo perché nessuno se ne è mai occupato. La Cina è un mercato gigantesco dove abbiamo una partnership importante, ci possono essere ulteriori opportunità che vanno ovviamente analizzate e viste però dobbiamo avere le antenne ben pronte a cogliere queste opportunità”.
“Abbiamo ipotizzato acquisizioni da 4,5 a 6 miliardi che se riportassero un ritorno tra il 7 e l’8% generebbero una crescita inorganica del 3-4%, ma questa parte è la più aleatoria perché non c’è niente sul tavolo”, ha risposto a una domanda sul contributo atteso dall’M&A alle stime di crescita media dell’utile annuo, previsto al 14% nel piano della lista Caltagirone. Il candidato AD Luciano Cirinà ha parlato di “tre componenti” per la crescita dell’utile: oltre al nuovo M&A, “un primo 2,5-3% inerziale per le acquisizioni già fatte, ma che è residuale”, a cui si aggiunge “un 8-9% veramente di business”.
L’aumento della capitalizzazione
“Ci piacerebbe sparare un numero, ma è impossibile darlo perché dipende da moltissimi fattori, inclusi fattori esogeni su cui non abbiamo alcun controllo, come l’andamento del mercato”. Tuttavia, “la nostra ambizione è che sarà un numero decisamente superiore a quello attuale“, ha detto Costamagna a chi chiedeva di quanto volesse far aumentare la capitalizzazione con il nuovo piano. Le acquisizioni che dovesse fare Generali in caso di vittoria della lista Caltagirone saranno fatte “mantenendo disciplina e non mettendo assolutamente a rischio il rating che la compagnia ha”, secondo Luciano Cirinà. Le assunzioni sottostanti al piano “sono le stesse del piano Donnet”, ha chiarito il candidato AD, e dunque “non tiene ancora conto di potenziali downside” legati alla guerra in Ucraina.