(Teleborsa) – “Il rincaro dell’energia, iniziato prima della guerra, e il rincaro delle materie prime stanno incidendo in maniera molto forte: purtroppo questa settimana abbiamo già avuto le prime sospensioni di attività”. A lanciare l’allarme, a margine dell’assemblea pubblica di Confindustria Salerno. il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. “Noi abbiamo chiesto al governo – ha aggiunto – interventi urgenti sia a livello nazionale, sia a livello europeo per affrontare questa crisi che è molto profonda”.
Per Bonomi, infatti, “siamo nella tempesta perfetta. Stavamo uscendo e ci stavamo riprendendo, con un rimbalzo molto importante, dal periodo di lockdown e del Covid, e purtroppo ci siamo trovati con una guerra, anche se il rallentamento era già arrivato prima della guerra. Noi da settembre dicevamo che avremmo avuto un periodo difficile. I dati della produzione, se guardate da dicembre in poi, già avevano un segno meno”.
“Serve – incalza – un tetto al prezzo del gas, altrimenti avremo conseguenze disastrose”. La crisi legata al conflitto in Ucraina “ha messo in luce l’enorme problema di dipendenza dal gas russo”, ha aggiunto Bonomi che parla di numeri “impietosi” e il Centro Studi di Confindustria ha stimato che “se la bolletta energetica della manifattura italiana nel 2019 era di 8 miliardi e già si pensava che quest’anno fosse di 37, con i picchi raggiunti del costo energetico, quest’anno ci aspetta una bolletta di 51 miliardi”.
Bonomi denuncia anche la difficoltà “trovare le professionalità per le nostre imprese. Per anni abbiamo sentito la storia che volevamo licenziare, che volevamo lo sblocco dei licenziamenti per licenziare. La verità è che non troviamo le professionalità”, dice sottolineando che “nel Paese continua ad esserci un pregiudizio verso l’industria, un pregiudizio molto forte. Fare l’imprenditore in Italia e’ una colpa, una colpa che devi scontare sempre, fin dall’inizio della tua attività”, ha aggiunto.
Infine, un passaggio sulla produttività nella Pubblica Amministrazione che “è rimasta ferma e, ancora oggi, si è fatto un rinnovo di contratto nazionale della pubblica amministrazione dove la parola produttività non esiste”.