(Teleborsa) – L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che condanna l’invasione russa dell’Ucraina, con 141 Paesi che hanno votato a favore, cinque contrari e 35 astenuti. I cinque Paesi che hanno votato contro la risoluzione dell’assemblea generale dell’Onu sull’invasione russa dell’Ucraina sono, oltre alla Russia, la Bielorussia, la Corea del Nord, la Siria e l’Eritrea. La Cina si è astenuta.
Il secondo round dei colloqui tra Russia e Ucraina si svolgerà invece domani mattina. I negoziati dovrebbero tenersi nella foresta Belovezhskaya Pushcha della regione di Brest, in Bielorussia, al confine con la Polonia. Nell’attesa, arriva una presa di posizione della delegazione russa: “l’ipotesi di un cessate il fuoco sarà sul tavolo dei negoziati che si svolgeranno nelle prossime ore”. A riferirlo il capo negoziatore di Mosca, Vladimir Medinsky. Il luogo, tra l’altro, è lo stesso dove, nel 1991, furono firmati gli accordi di Belovezh, il trattato, noto anche come Accordo di Minsk, che portò alla fine dell’Unione Sovietica.
La composizione delle delegazioni sarà la stessa dei primi colloqui. Yury Voskresensky, analista di Minsk vicino agli organizzatori dell’incontro, aveva segnalato che “la delegazione russa è già arrivata a Minsk e si sta dirigendo verso il luogo dei negoziati”. Arriva da Medinsky la precisazione che “sono previsti domani i nuovi colloqui tra russi e ucraini, per cercare una soluzione diplomatica al conflitto iniziato con l’invasione russa”. Medinsky ha poi aggiunto: “Aspettiamo la delegazione ucraina per domani, stanno arrivando”.
Nel frattempo, la Russia ha fornito per la prima volta un bilancio ufficiale delle sue vittime nell’offensiva in Ucraina, parlando di 498 soldati uccisi e 1.597 feriti. Lo ha riferito il ministero della Difesa di Mosca, citato da Interfax. Lo Stato Maggiore delle Forze armate ucraine ha comunicato questa mattina che le forze russe “stanno provando ad avanzare in tutte le direzioni”, ma “trovano la resistenza dell’esercito ucraino e stanno subendo perdite”. Finora sarebbero almeno 136 i civili uccisi dall’inizio della guerra, secondo quanto riportano le Nazioni Unite. I feriti sono invece circa 400.
La città portuale di Mariupol, situata sulla costa settentrionale del mar d’Azov, al centro di un assalto delle forze russe, non ha più acqua mentre 500 mila persone sono rimaste bloccate. L’allarme è arrivato dal sindaco della città, Vadym Boichenko, come riporta il Guardian. “Le forze di occupazione della Federazione russa hanno fatto di tutto per bloccare l’uscita dei civili dalla città, bloccando mezzo milione di persone”, ha affermato precisando che “non possiamo nemmeno prendere i feriti dalle strade, dalle case e dagli appartamenti oggi, poiché i bombardamenti non si fermano”. “Non possiamo contare il numero delle vittime, ma crediamo che almeno centinaia di persone siano morte. Non possiamo entrare per recuperare i corpi”, ha invece dichiarato alla Bbc il vice sindaco Sergiy Orlov sottolineando che un distretto lungo il fiume, normalmente abitato da 130.000 persone, è stato “quasi completamente distrutto”. “L’esercito russo qui sta mettendo in campo tutte le sue armi: artiglieria, sistemi di lancio di razzi, anche tattici e aerei. Stanno cercando di distruggere la città”, ha aggiunto Orlov.