(Teleborsa) – ha ridotto le stime di crescita dell’Eurozona e rivisto al rialzo le previsioni di inflazione dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina. La banca d’affari statunitense ha ridotto la proiezione sulla crescita del PIL 2022 di 0,2 punti percentuali al 3,9%, pur sottolineando di ritenere che “lo slancio della crescita dell’area euro rimanga solido quest’anno, dato un forte rimbalzo della crescita dopo la debolezza dell’inverno di Omicron, il sostegno fiscale sostenuto e la possibilità di crescita nei servizi”. L’inflazione è vista ora raggiungere un picco del 6,5% a maggio, prima di rallentare al 5,4% entro la fine dell’anno.
Secondo la nota firmata da Sven Jari Stehn e Christian Schnittker, il conflitto tra Russia e Ucraina potrebbe pesare sulla crescita dell’area euro attraverso diversi canali. In primo luogo, potrebbe pesare sull’attività europea a causa del calo degli scambi con Russia e Ucraina. Tuttavia, l’esposizione alle esportazioni dell’Europa occidentale verso Russia e Ucraina è piuttosto ridotta: le esportazioni dell’area euro verso Russia e Ucraina ammontano solo all’1% circa del suo PIL. “Stimiamo che un calo del 10% della domanda in Russia abbasserebbe il PIL dell’area euro solo di circa lo 0,1% attraverso il canale commerciale”, sottolineano gli economisti.
Il secondo luogo Goldman Sachs ritiene soprattutto probabile che il conflitto peserà sulla crescita attraverso i suoi effetti sui mercati energetici europei. Partendo dal potenziale shock negativo sul reddito per i consumatori derivante dall’aumento dei prezzi dell’energia, stima un freno sul livello del PIL a livello di area di circa lo 0,1% entro la fine del 2022 e dello 0,4% nello scenario di rialzo energetico del 30%.
L’impatto potrebbe essere maggiore se le sanzioni occidentali spingessero Vladimir Putin a interrompere le forniture di gas. Nel breve termine, un’interruzione dei flussi di gas attraverso l’Ucraina potrebbe comportare un calo del PIL dell’1% in Germania e Francia e fino al 3% in Italia. “L’entità di questi contraccolpi è significativamente maggiore del freno alla spesa dei consumatori dovuto ai prezzi del gas più elevati di cui sopra, sebbene l’impatto sulla produzione sarebbe probabilmente temporaneo e la produzione si riprenderebbe una volta ripristinata la normale fornitura di gas”, viene sottolineato.