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Inflazione, BCE: ampiezza incertezza più ampia per gli Stati Uniti

(Teleborsa) – Il livello di incertezza sulle prospettive di inflazione appare “molto più ampio per gli Stati Uniti che per l’area Euro”. È quanto ha afferma la BCE in un capitolo di analisi del Bollettino economico, che viene anticipato rispetto all’intero rapporto che sarà pubblicato invece giovedì. L’istituzione monetaria ricorda che le più recenti previsioni di consensus, risalenti a gennaio, pronosticano una inflazione al 3,1% quest’anno e all’1,6% nel 2023, dati sostanzialmente in linea con le stime dei tecnici BCE di dicembre (ma presumibilmente più bassi rispetto a quelli che la stessa istituzione fornirà con il prossimo aggiornamento, a marzo).

Secondo la BCE l’ampiezza della forchetta previsionale sulle previsioni di consensus può essere considerata una misura del grado di incertezza. Sugli Usa questa forchetta risulta più ampia e “questo potrebbe spiegarsi – recita lo studio – con le differenze su quanto sia tirato il mercato del lavoro e quanto sia ridotta la capacità produttiva in eccesso, portando a pressioni sui prezzi più forti negli Usa”. La BCE conclude rilevando che l’eccezionalità della crisi “pandemica” (che è stata causata da lockdown e misure restrittive decise dai governi contro il Covid) richiede però un livello di attenzione e monitoraggio nell’area valutaria analogo a quello che serve negli Usa.

La Banca Centrale Europea si fa più prudente sulle ricadute che le ormai famigerate strozzature nelle catene di approvvigionamento globali potrebbero arrecare, anche nel lungo termine, all’economia e alle imprese dell’area euro. “Sebbene inizialmente le strozzature fossero ritenute di breve durata e confinate ad un numero limitato di prodotti, come i microprocessori, o di paesi, ad esempio quelli con una intensa attività manifatturiera, con il tempo hanno continuato a peggiorare – ha rilevato la BCE –. Sulla base della persistenza delle carenze nelle catene globali, le imprese potrebbero prendere in considerazione nuovi fornitori, nuove rotte di trasporto, località di produzione o nuove catene di forniture”.

“E se questo si verificasse – prosegue Francoforte – i settori che hanno maggiormente beneficiato dalla interconnessione internazionale dalla globalizzazione in termini di crescita della produttività potrebbero adesso assisterà un declino dei fattori totali di produttività”. E questo, aggiunge la BCE, “potrebbe portare a un calo della crescita potenziale nei paesi più colpiti”.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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