(Teleborsa) – “Mi pare che sulla base della normativa vigente la ripartizione delle responsabilità tra autorità sia chiara e che il relativo coordinamento abbia nel complesso funzionato”. Lo ha dichiarato il direttore generale di Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini, in un’audizione alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema finanziario, in relazione alla vicenda “diamanti“, cioè la segnalazione alla clientela, da parte delle banche, della possibilità di acquistare diamanti presso i propri sportelli, da società terze specializzate. Tale attività, ha detto Signorini, “non costituisce, a termini di legge, né un’attività bancaria o finanziaria, né un servizio d’investimento”. Tuttavia “da questa attività possono derivare rischi sia per i consumatori, sia per la sana e prudente gestione degli intermediari attivi in questo mercato”.
Le banche italiane hanno rimborsato 1,161 miliardi di euro ai clienti che avevano comprato diamanti da società da loro indicate, accogliendo il 93% delle richieste di rimborso ricevute. Ha segnalato il direttore generale della Banca d’Italia. Il valore dei diamanti collocati a 71.108 clienti è di poco meno di 1,9 miliardi, le commissioni incassate dalle banche sono state 272,7 milioni, i clienti rimborsati 52.440. “La Banca d’Italia ha esercitato specifiche azioni di moral suasion nei confronti delle singole banche coinvolte – ha detto Signorini -; gli intermediari hanno comunicato l’avvio di iniziative di rimborso nei confronti dei clienti che avessero presentato un reclamo; qualche banca ha disposto i rimborsi anche senza passare per uno specifico reclamo. In alcuni casi le pietre in precedenza collocate sono state ritirate, con rifusione di quanto speso; in altri i clienti hanno potuto conservare le pietre e ricevere un indennizzo per la differenza di valore”.
“La tutela del consumatore è presidiata (al pari di ogni attività commerciale) dalla disciplina sulle pratiche commerciali scorrette contenuta nel Codice del Consumo, che individua nell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato l’autorità competente a vigilare su queste pratiche”, ha rilevato Signorini. “Quando la pratica commerciale è posta in essere nell’ambito di settori regolati, come quello bancario, il coordinamento tra le autorità di vigilanza costituisce un ulteriore presidio”.
Quanto agli impatti sulla sana e prudente gestione delle banche “le regole europee e nazionali già attribuiscono rilevanza al presidio dei rischi legali e reputazionali sottesi allo svolgimento delle attività” di vendite di diamanti. L’attività di compravendita di diamanti “è stata identificata e sanzionata dall’autorità competente (AGCM). La Vigilanza, nel sollecitare le banche a presidiare i rischi legali e di reputazione, ha contribuito a determinare il rimborso della gran parte delle somme contestate o contestabili”, ha detto il direttore generale. Nella vicenda poi “sono venuti in rilievo aspetti di natura penale, che non è possibile affrontare direttamente con strumenti e regole di natura prudenziale”. Secondo Signorini “è sempre possibile riflettere ancora sull’assetto ottimale delle regole e dei controlli, anche in un’ottica di prevenzione” e “Banca d’Italia sarà comunque a disposizione per eventuali contributi tecnici, nel caso che il Parlamento intendesse valutare ulteriori misure”.
Tra il gennaio del 2017 e il gennaio del 2022 la Banca d’Italia ha ricevuto circa 1.400 esposti da privati concernenti la vendita dei diamanti, ha detto ancora il direttore generale. “Gli intermediari più interessati dagli esposti sono risultati Banco BPM (79,5%), MPS (9,3%) e Unicredit (6,8%)”. L’antitrust nel 2017 ha inflitto sanzioni a quattro banche per le modalità ingannevoli di offerta dei diamanti: 4 milioni per Unicredit, 3,35 milioni per Banco BPM, 3 milioni per Banca Intesa, 2 milioni per Banca MPS. “Sulla vicenda la Banca d’Italia ha fornito ampia collaborazione alle indagini svolte dall’autorità giudiziaria, poi sfociate nella richiesta di rinvio a giudizio per truffa, autoriciclaggio, ostacolo alle funzioni di vigilanza e corruzione fra privati che la Procura della Repubblica di Milano ha chiesto nei confronti di 105 persone fisiche e 5 società, di cui 4 banche (Unicredit, Banco-BPM, Banca Aletti, MPS)”, ha ricordato Signorini.