(Teleborsa) – L’inflazione media nelle economie avanzate ha raggiunto i livelli più elevati da trent’anni a questa parte. Lo rileva l’OCSE, spiegando che la crescita media dei prezzi al consumo nei suoi paesi aderenti ha toccato il 6,6% lo scorso dicembre, dal 5,9% di novembre e laddove un anno prima, a dicembre 2020, era ad appena l’1,2%. Con un comunicato, l’ente parigino ha sottolineato che si tratta del valore più elevato dal luglio del 1991. Guardando tutto il 2021 l’inflazione nell’area OCSE ha toccato il 4%, a fronte dell’1,4% del 2020 e ha segnato il valore più alto dal 2000.
Secondo l’Ocse i prezzi dell’energia nell’anno appena trascorso sono cresciuti del 15,4% e questo è il rincaro più forte fin dal 1981. Va anche rilevato che in parte l’ultima fiammata è stata sospinta anche dai dati della Turchia, che anche a causa di una particolare situazione economica interna, determinata dalle misure di politica monetaria eterodosse (la banca centrale ha ripetutamente tagliato i tassi nonostante l’alta inflazione) ha visto il caro vita balzare al 36,1% a dicembre, dal 21,3% di novembre.
L’OCSE ha sottolineato che escludendo i dati della Turchia dall’indice generale l’inflazione media dell’area sarebbe aumentata in maniera più moderata: al 5,6% dal 5,3% di novembre. Tornando ai dati generali, a spingere con forza il rialzo generale resta innanzi tutto la voce energia, dove però il rincaro medio nell’area OCSE a dicembre si è limato al 25,6%, una moderazione dal 27,6% di novembre. Sugli alimentari invece, prosegue l’Ocse, si è verificata una nuova forte accelerazione al 6,8% dal +5,5% di novembre.
Infine, anche l’inflazione di fondo – quella depurata dalle componenti più volatili come appunto alimentari ed energia – mostra una forte tendenza all’accelerazione, toccando il 4,6% a dicembre dal 3,9% di novembre.
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