(Teleborsa) – Dopo un 2020 difficile, tra pandemia e digitalizzazione, il settore Media & Entertainment a livello mondiale registra un rimbalzo nei primi 9 mesi del 2021, con le piattaforme streaming in continua espansione, la tv tradizionale che rallenta e il mercato europeo che soffre di eccessiva frammentazione. E’ quanto rileva l’indagine dell’Area Studi di Mediobanca, secondo cui la pandemia ha accelerato il cambiamento nei comportamenti degli spettatori, soprattutto nella fascia dei nativi digitali, sempre più attratti da modalità di fruizione basate sulle logiche del “whenever, wherever and on any device”.
Nei primi nove mesi del 2021, le principali Media & Entertainment companies internazionali sono cresciute del 13,7% rispetto allo stesso periodo del 2020, salvo la flessione di Sony Picture (-3,6%). E’ proseguita la forte espansione dei servizi streaming, i cui ricavi sono aumentati del 25,8% (rappresentando ora il 18% circa del giro d’affari complessivo, dal 16% del 2020); in rimbalzo anche la raccolta pubblicitaria (+19,7%) e gli introiti dei parchi a tema (+47,4%, ma con ancora un limitato apporto ai ricavi aggregati), mentre il recupero della pay tv tradizionale non è andato oltre il +3,6%. Le principali società hanno registrato una consistente crescita del pubblico, soprattutto tra gli abbonati alle piattaforme streaming (+26% tra il settembre 2021 e lo stesso mese del 2020).
Il podio per numero di abbonati vede in prima posizione Netflix (214 milioni), seguita da Disney (179 milioni) e Warner Media (69 milioni). A livello di redditività industriale, l’ebit margin è salito al 16,8% nei primi nove mesi del 2021, in miglioramento di 0,7 p.p. sul 2020. In evidenza l’ebit margin di MediaForEurope (Mediaset) salito di 8,7 punti percentuale la migliore performance tra tutti gli operatori internazionali, portandosi al 13,8%, il livello piu’ elevato tra i broadcaster europei. Nel 2020 il giro d’affari aggregato dei 21 principali operatori internazionali privati era stato pari a 271,1 miliardi di euro (-7,6% rispetto al 2019), per circa l’85% generato da operatori a stelle e strisce, con sei di essi inclusi nella Top10 della classifica per fatturato, con in testa Comcast. Il primo gruppo non statunitense è Vivendi, settimo con ricavi pro-forma di 8,7 miliardi, mentre tra le altre europee RTL è nona (6 miliardi), seguita da ProSiebenSat.1 (11esima con 4). MFE (Mediaset) è 15esimo, con 2,6 miliardi): il gruppo, sottolinea l’indagine, è salito al 23,9% dei diritti di voto nel capitale del colosso tedesco, quota che può portare alla futura creazione di un gruppo paneuropeo nell’industria dell’intrattenimento e dei contenuti.
Il giro d’affari del settore radiotelevisivo italiano ha proseguito il trend calante, scendendo complessivamente a 8,1 miliardi (-6,6% sul 2019), con un’incidenza sul Pil pari allo 0,5%. Il calo investe tutti i comparti: -22,7% la radio (0,5 miliardi), -7,2% la tv in chiaro (4,4 miliardi) e -2,3% la tv a pagamento (3,2 ). Quest’ultima con dinamiche opposte: la pay tv tradizionale in calo (-8,5%), mentre gli abbonamenti streaming crescono a doppia cifra (+42,5%), rappresentando ora l’8,3% dei ricavi aggregati del settore (+2,9 p.p. rispetto al 2019). Sono in contrazione anche i ricavi da canone (-4,1%), con il numero degli abbonati al servizio pubblico sostanzialmente stabile sui livelli di fine 2018.
Ancora: nel 2020 i primi otto operatori televisivi italiani hanno subito una contrazione dei ricavi dell’8,8% sul 2019 a 8,1 miliardi, quale effetto dei minori introiti pubblicitari (-13,5%) e della distribuzione di contenuti (-10,3%). Segno negativo, ma più contenuto, anche per i ricavi della pay tv (-2%). In decisa controtendenza la performance di Netflix, segnala il rapporto secondo cui per l’intero 2021 si stima invece una crescita dell’8% del giro d’affari complessivo dei principali operatori, grazie alla ripresa della pubblicità e all’ulteriore accelerazione dei servizi streaming che sfrutterà anche il completamento (previsto per gennaio 2023) del passaggio al digitale terrestre di seconda generazione.
Il mercato italiano si conferma concentrato, con i tre principali operatori televisivi (Sky, Rai e Mediaset) che detengono piu’ dell’80% del settore tv nazionale. In termini di fatturato Sky si attesta in prima posizione (2,8 mld), seguita da Rai (2,5 mld) e Mediaset (1,8 mld). Tutti gli operatori tradizionali sono in contrazione, piu’ contenuta per La7 (-2,5% sul 2019) e Rai (-5,4%).
Sono 43,1 milioni nel 2021 le televisioni nelle case degli italiani. Non supererebbero la prova del passaggio al digitale terrestre di seconda generazione, perchè privi dello standard DVB-T2 con il nuovo sistema di codifica HEVC Main10, 27,7 milioni di televisori, il 64,2% del totale. Tra questi ultimi, 8,4 milioni di apparecchi, pari al 12,8% del totale, non rispettavano nemmeno i requisiti per il primo step avviato lo scorso 20 ottobre 2021 (passaggio all’alta definizione HD).
Quanto alla copertura broadband “è sempre più cruciale anche per il settore radio-televisivo ed è necessario che il nostro Paese colmi il gap in essere con i principali Paesi europei quanto a copertura delle reti broadband VHCN (Very High Capacity Networks)”.
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