(Teleborsa) – La Toscana, le Marche e il Friuli Venezia-Giulia salgono sul podio delle regioni più bio d’Italia, seguite da Veneto, Umbria ed Emilia-Romagna. Lo certifica una ricerca sulla filiera bioeconomica italiana elaborata da SRM, Centro Studi legato al gruppo . La classifica prende in considerazione l’importanza sul PIL regionale dei settori completamente bio, come l’agroalimentare, il legno, la carta e l’idrico, insieme a quella dei settori parzialmente bio, dove l’output finale deriva solo in parte da prodotti di origine organica, come la chimica, i mobili, la farmaceutica, l’abbigliamento, la moda, gomma e plastica, l’elettricità e i rifiuti.
Dopo il primo gruppo di regioni composto da Toscana, Marche, Friuli Venezia-Giulia, Veneto, Umbria ed Emilia-Romagna, caratterizzato da un’impronta bio e da un livello di transizione bioeconomica più elevati – si legge in una sintesi del rapporto – segue un secondo gruppo, sempre distinto da un’impronta bio elevata ma con un più basso livello di transizione bioeconomica, composto da Abruzzo, Puglia, Basilicata, Trentino Alto-Adige, Molise, Sardegna e Calabria. Questi primi due gruppi, a parità di impronta bioeconomica, si contraddistinguono, quindi, per un diverso livello di transizione sul quale incide anche la dimensione innovativa del sistema produttivo che risulta maggiore nel primo gruppo (media Regional Innovation Scoreboard: 116,6 vs 95).
Il terzo gruppo, con un’ancora più bassa impronta bio dell’economia e con livelli di transizione tecnologica variabili, vede presenti Campania, Lombardia, Piemonte e Sicilia, mentre agli ultimi posti si piazzano Lazio, Liguria e Valle d’Aosta. C’è da evidenziare che molte di queste regioni, come ad esempio la Lombardia, la Campania ed il Lazio si caratterizzano per una maggiore diversificazione produttiva (rispetto alle regioni delle rispettive macroaree) ed una più articolata e variegata specializzazione industriale, che possono penalizzarle nella valutazione del reale ruolo nella bioeconomia.
Il valore aggiunto della bioeconomia italiana è di circa 100 miliardi di euro ed impiega oltre due milioni di addetti. Con questi valori l’Italia è fra i Paesi in Europa a più alta incidenza della bioeconomia all’interno del sistema economico, il 6,4% in termini di Valore aggiunto e quasi l’8% per l’occupazione. Secondo Salvio Capasso, responsabile servizio imprese e territorio di SRM: “La Bioeconomia è una filiera che si alimenta negli ambienti innovativi. La sua crescita è strettamente connessa alla continua contaminazione con la componente tecnologica. Questo richiede una maggiore apertura alla collaborazione. Strategico diventa il rapporto tra Imprese, Università, Finanza e Istituzioni, tutti attori chiamati ad accompagnare l’effettiva transizione ecologica ed energetica del Paese”.