(Teleborsa) – Nel 2021 sono state 34 le società cinesi ad essersi quotate negli Stati Uniti, il numero più alto in dieci anni, ma solo tre delle IPO hanno avuto luogo da luglio, secondo dati di Renaissance Capital. A giugno si è infatti quotata , le cui azioni sono crollate pochi giorno dopo lo sbarco a Wall Street a causa della stretta di Pechino sulle aziende tecnologiche, e la grande incertezza normativa ha scoraggiato nuove aziende cinesi dall’accedere ai mercati finanziari offshore. Negli ultimi giorni sono arrivati alcuni chiarimenti a questa situazione, anche se permangono diversi dubbi.
Nella giorna odierna, la National Development and Reform Commission and the Ministry of Commerce ha affermato che le aziende cinesi che appartegono ai settori in cui è vietato investire dall’estero dovranno chiedere una deroga prima di procedere alla vendita di azioni sui mercati internazionali. Anche dopo il via libera, agli investitori esteri in tali società sarebbe comunque vietato partecipare alla gestione e la loro proprietà totale sarebbe limitata al 30%, con un singolo investitore che non dovrebbe detenere più del 10%. Le nuove regole entrano in vigore dal 1° gennaio 2022, secondo un comunicato pubblicato sul sito dell’autorità cinese.
Pechino ha quindi scelto di non vietare le IPO, ma ha reso il processo più difficile e costoso per le società che utilizzano la cosiddetta struttura Variable Interest Entities (VIE). Si tratta di un procedimento che consente a un’azienda cinese di trasferire profitti a un’entità offshore – registrata in luoghi come le Isole Cayman o le Isole Vergini britanniche – con azioni che gli investitori stranieri possono quindi possedere.
L’annuncio odierno arriva pochi giorni dopo che la China Securities Regulatory Commission ha proposto che tutte le società cinesi che intendono effettuare una IPO o vendere nuove azioni all’estero debbano registrarsi presso l’autorità cinese di regolamentazione dei titoli. Qualsiasi società la cui quotazione potrebbe rappresentare una minaccia per la sicurezza nazionale sarebbe bandita dal procedere, si legge in un comunicato datato 24 dicembre.