(Teleborsa) – La riforma fiscale comporterà una riduzione del prelievo di circa 264 euro medi procapite (circa l’uno per cento del reddito disponibile) per 27,8 milioni di contribuenti, pari a circa due terzi del totale ma darà vantaggi soprattutto ai redditi medio alti. E’ quanto emerge da una microsimulazione dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) dalla quale si evince che la riduzione di imposta in valore assoluto è maggiore nelle classi di reddito medio-alte, con un beneficio medio di circa 765 euro per i contribuenti con reddito imponibile tra i 42.000 e i 54.000 euro.
In pratica in questa fascia, maggiormente interessata dalla operazione di regolarizzazione delle aliquote marginali per i lavoratori dipendenti, pari al 3,3 per cento del totale sarà concentrato il 14,1 per cento del totale delle risorse distribuite, pari a circa un miliardo.
Lo studio analizza l’impatto della misura anche assumendo non i singoli contribuenti ma inserendoli nel loro nucleo familiare. “L’incremento del reddito disponibile – si legge – è, in termini assoluti, crescente con la condizione economica del nucleo, con il 20 per cento delle famiglie più povere sostanzialmente escluse dai benefici per effetto dell’incapienza fiscale. Il 50 per cento dei nuclei in condizione economica meno favorevole beneficia di circa un quarto delle risorse complessive (circa 1,9 miliardi), mentre il 10 per cento più ricco beneficia di più di un quinto (1,6 miliardi)”.
Di fatto, conclude lo studio – il 20 per cento delle famiglie in condizione economica meno favorevole, che sono già sostanzialmente escluse dall’ambito di applicazione dell’Irpef a causa dell’elevato livello dei redditi minimi imponibili, non sono coinvolte dalla revisione dell’Irpef. Ciò implica che se le future politiche sociali vorranno ulteriormente sostenere i redditi delle famiglie più povere dovranno affidarsi a strumenti diversi dall’Irpef, quali trasferimenti monetari diretti o meccanismi di imposta negativa”.