(Teleborsa) – “Il Manifesto che sottoponiamo all’attenzione della politica ha lo scopo di accompagnare le riforme strutturali che riguarderanno il Paese nei prossimi anni. Lo facciamo formulando le nostre proposte che sono il frutto dell’esperienza che maturiamo quotidianamente al fianco di imprese e famiglie; sono richieste strutturali: elevare lo Statuto del contribuente al rango di norma costituzionale; evitare il continuo ricorso a norme fiscali retroattive; garantire il rispetto dei principi di imparzialità, collaborazione e buona fede in grado di favorire una compliance spontanea e diffusa dei contribuenti; eliminazione delle sanzioni per errori formali, sanzionando pesantemente l’evasione fiscale; ottenere la certezza nel diritto tributario semplificando la gestione complessiva della materia fiscale sia per il contribuente che per l’amministrazione finanziaria”. Queste le parole di Marco Cuchel, presidente dell’Associazione nazionale commercialisti, che ha illustrato i dettagli della proposta nel corso del forum “Commercialisti e imprese: un manifesto per la politica” promosso dall’Anc in collaborazione con Confimi Industria.
“La riforma fiscale – ha proseguito Cuchel – deve avere come primo obiettivo quello di ripristinare i rapporti tra contribuenti e PA e portare chiarezza nel sistema fiscale italiano, uno dei più complessi e pressanti al mondo. A partire dalla definizione dei ruoli degli attori in campo fiscale ristabilendo i rapporti tra Agenzia delle Entrate, che sembra fare oggi dal legislatore, accertatore, riscossore e finanche consulente del contribuente, con il Mef, il Parlamento e i commercialisti. Presupposto di questi punti sono la redazione di testi unici per il riordino di una normativa frastagliata e contraddittoria e una riforma del contenzioso tributario attraverso una maggiore specializzazione dei giudici e il passaggio dell’istituto dal Mef alla Presidenza del Consiglio. Il Pnrr offre un’occasione imperdibile per dare avvio a questa grande innovazione”.
La prima risposta del governo alle istanze poste dai commercialisti italiani è arrivata da Massimo Garavaglia, ministro per il Turismo. “Veniamo da un periodo di emergenza che ha portato con sé un fuoco di fila di decreti emergenziali – ha affermato il ministro –. Adesso serve ordine e ritornare alla normalità con una bonifica di tutte queste norme di carattere straordinario che hanno avuto un impatto importante nel contenere la crisi in fase pandemica ma hanno generato un caos notevole. E i professionisti ne pagano lo scotto. È necessario affiancare alla riforma fiscale la semplificazione. La proposta, ad esempio, di costituzionalizzare lo Statuto del contribuente va nella direzione di tornare alla normalità . Presupposto per tornare a pagare le tasse in modo ordinato. Affianco a questo – ha rimarcato Garavaglia – ci sono opportunità da cogliere come quella legata all’introduzione della fattura elettronica che ha consentito la disponibilità di una massa di dati nuovi e aggiornati a disposizione dell’Agenzia delle Entrate sulla base dei quali costruire un fisco più snello, equo ed efficiente”.
Il punto di vista delle imprese è stato espresso da Flavio Lorenzin, vicepresidente Confimi Industria. “Intervenire sul Fisco è fondamentale per un duplice aspetto. Il primo è quello morale perché le imprese sono fatte di persone e dobbiamo dire basta all’utilizzo di norme retroattive che sono causa di un disastro psicologico. Altro punto è quello di smetterla con i proclami non supportati da piani industriali che non vengono seguiti da norme concrete e il risultato è spesso di paralizzare i mercati in attesa di provvedimenti che poi tardano a venire. Sul tema fiscale, la cosa peggiore è avere costi che gravano sulla produzione, come le accise e le tasse sull’energia elettrica. Vuol dire caricare i costi di produzione mettendoci fuori mercato e fuori concorrenza. Le aziende non sono i bancomat dello Stato. Non si può continuare a togliere liquidità alle imprese. Senza liquidità sistema bancario non ti finanzia e si entra in un circolo vizioso”.
Una seconda riposta del governo è arrivata da Gilberto Pichetto Fratin, viceministro dello Sviluppo Economico che ha espresso attestati di stima nei confronti dei lavoratori autonomi. “I commercialisti e gli altri professionisti, assieme alle associazioni delle imprese, – ha affermato Fratin – svolgono un compito indispensabile e di crescente importanza a fianco delle aziende e dello stato, soprattutto in questa particolare congiuntura storica: per uscire dalla crisi è necessario uno sforzo collettivo comune che veda un coinvolgimento concreto non solo della società civile ma anche dei corpi intermedi. Valorizzare la grande risorsa rappresentata dal mondo dei professionisti e’ dunque tra gli impegni prioritari del Governo e su questo punto infatti posso garantire la nostra massima sensibilità nel seguire con grande attenzione una serie di istanze di rilievo come la riforma fiscale, le modifiche alla fatturazione elettronica fino al riconoscimento del ruolo sociale delle professioni ordinistiche. A tal riguardo, non a caso, ricordo che siamo stati i primi a sostenere l’importanza della sospensione della decorrenza di termini relativi ad adempimenti a carico del libero professionista in caso di malattia o di infortunio, ora oggetto di un emendamento al DDL Bilancio”.
Luigi Pagliuca, presidente della cassa dei ragionieri e degli esperti contabili ha chiesto maggiore attenzione per gli enti previdenziali professionali. “È necessario intervenire urgentemente sulla doppia tassazione cui sono sottoposti gli istituti pensionistici perché è paradossale che i professionisti vengano tassati due volte sottraendo così risorse economiche che potrebbero essere, invece, investite nel welfare attivo. Sono convinto che il Manifesto presentato oggi può contribuire ad onorare gli impegni assunti con l’Europa sulle riforme”.
“Raramente lo Stato ha veramente collaborato con imprese e professionisti sul tema delle riforme – ha detto Andrea De Bertoldi, segretario della Commissione Finanze di Palazzo Madama –. Non tenendo in debita considerazione le istanze di chi rappresenta il vero motore dell’economia italiana: le piccole e medie aziende. I veri produttori di Pil. Invece lo Stato si è limitato a dialogare con sindacati e Confindustria. Otto miliardi di euro su 550 miliardi complessivi di entrate tributarie possono davvero essere una risposta alle esigenze di riforma fiscale? Mentre ne diamo 10 al reddito di cittadinanza come forma di assistenzialismo. Non possiamo prenderci in giro. Nessun governo ha avuto mai 200 miliardi di euro che arrivano dall’Europa con i vincoli di Maastricht sospesi. Bisogna approfittarne. Dobbiamo essere in grado di dire al contribuente che se produce più viene premiato facendo sì che il reddito incrementale non venga tassato. Così si incentiva la produttività e si porteranno benefici ai cittadini e allo Stato”.
“Con il Pnrr – ha affermato Paola De Micheli (Pd) – dobbiamo intervenire sulle debolezze storiche del nostro Paese decidendo un piano di investimenti serio su infrastrutture, digitalizzazione e scuole. Un piano che coinvolga tutte le imprese, non solo quelle più grandi. Anche le Pmi devono avere ricadute in termini di guadagni. Nei prossimi tre anni dobbiamo mettere in piedi una crescita stabile e duratura che deve riguardare il più ampio numero possibile di imprese e famiglie e lavoratori. Se rimane appannaggio di pochi è evidente che la crescita si rinsecchirà molto presto. Una risposta alle istanze dei professionisti è arrivata anche da Emiliano Fenu (M5s). “Le proposte del manifesto – ha detto Fenu – sono già all’attenzione della politica anche se troviamo difficoltà a portarle avanti. Il Data Lake deve essere messo a disposizione anche del contribuente. Bisogna insistere sull’affermazione del principio di parità di accesso alle informazioni tra contribuente e Agenzia delle Entrate. Una compliance che oggi non si riesce ad attuare in modo pieno. Su questo bisogna intervenire. Evitare l’approccio punitivo e differenziare tra errore ed evasione sono i principi inseriti nella proposta di rivisitazione dell’Irpef”.