(Teleborsa) – Firmato ieri e operativo da oggi l’accordo, primo nel suo genere nel settore autostradale, tra Aspi, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Sla-Cisal e Ugl che prevede la nascita di una sede di partecipazione aziendale, ovvero il Comitato bilaterale di sviluppo strategico. A dichiararlo congiuntamente le stesse Aspi, Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Sla-Cisal e Ugl.
“A fronte di un Piano industriale di 21,5 miliardi di euro che Aspi ha messo in campo per la gestione e lo sviluppo di un asset infrastrutturale strategico per il Paese, le parti – si legge nella nota – hanno suggellato una nuova alleanza basata sulla visione comune circa il peso ricoperto da un sistema di relazioni industriali stabile nel perseguire gli obiettivi di competitività aziendali nell’interesse dell’utenza. L’istituzione del comitato permanente, di carattere consultivo, va quindi nella direzione di assicurare la valorizzazione delle risorse e dell’occupazione, attraverso la diretta partecipazione delle rappresentanze sindacali nelle scelte strategiche della società, nella trasformazione che la stessa sta affrontando per divenire un operatore di mobilità integrata, spingendo su innovazione e sostenibilità del servizio, anche grazie a un piano di assunzioni di 2900 risorse specializzate”.
Nel dettaglio il Comitato Bilaterale di Sviluppo Strategico sarà chiamato a esprimere il proprio parere preventivo consultivo e soprattutto propositivo sui punti centrali dell’avanzamento del Piano industriale di Autostrade per l’Italia. I cinque rappresentanti delle organizzazioni sindacali si riuniranno con i vertici dell’azienda, almeno ogni semestre, per analizzare le azioni necessarie a garantire il rinnovato posizionamento della società nei mercati di riferimento. Oggetto degli incontri saranno: le prospettive produttive e le conseguenti previsioni di investimento, nonché i relativi aggiornamenti dei progetti in corso con le prevedibili implicazioni su occupazione, condizioni e sicurezza sul lavoro; gli obiettivi e i piani finanziari del Gruppo, anche tesi alla valorizzazione patrimoniale degli asset; l’andamento della produttività del Gruppo e del livello di efficienza del servizio, le iniziative condivise tra le Parti volte a promuovere progetti, investimenti e obiettivi strategici che possano avere rilevanza nazionale e impatti significativi nel settore delle infrastrutture e della mobilità integrata.
Un capitolo a sé nel confronto del Comitato – sottolinea Aspi – sarà riservato alla sicurezza stradale e alla qualità del servizio al cliente, con particolare riferimento a tutte le nuove iniziative messe in atto dal Gruppo per la sostenibilità ambientale, anche attraverso l’elettrificazione della rete, al centro del piano di innovazione di Aspi per migliorare il servizio ai viaggiatori e nell’ottica di istituire sinergie virtuose con le altre modalità di trasporto, per garantire un network funzionale ad assistere l’utente door to door.
“L’accordo siglato – commentano Aspi, Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Sla-Cisal e Ugl – disegna un nuovo rapporto improntato su relazioni sindacali moderne. Un sistema di relazioni industriali partecipativo rappresenta non solo un importante acceleratore del Piano di investimenti che Aspi si appresta a fare, ma si pone come modello di cooperazione sociale per il Paese, in grado di rendere efficace l’esecuzione del piano di investimenti previsto dal PNRR. L’importanza strategica dell’accordo risiede nella capacità delle parti di garantire la sua piena e costante attuazione; abbiamo messo al centro il miglioramento continuo del sistema integrato di sicurezza sul lavoro della nostra comunità allargata alla filiera, e della circolazione stradale. L’organismo, che già era stato introdotto nel 2016 in Ferrovie dello Stato e in Enav, è un modello importante da esportare in tutto il settore dei trasporti. Infatti è giusto che le lavoratrici e i lavoratori partecipino alle scelte dell’azienda e non siano solamente coinvolti a fare sacrifici quando le cose vanno male. Auspichiamo quindi che sempre di più si diffondano queste pratiche che dovrebbero essere parte di una moderna democrazia economica”.