(Teleborsa) – S&P ha rivisto al ribasso il rating a lungo termine su a “BB” da “BB+”, con outlook stabile. “In contrasto con la nostra precedente previsione – scrive l’agenzia di rating – secondo cui le nostre metriche di credito rettificate per TIM sarebbero migliorate nel 2020 e sarebbero state commisurate al rating nel 2021-2022, ora ci aspettiamo che i ricavi e i profitti più bassi facciano salire la nostra metrica di leverage rettificata a 4,3x nel 2021, e che rimanga sopra la soglia di 4x, alla base del rating ‘BB+, fino al 2023″.
Il taglio del rating di TIM “è dovuto all’indebolimento dei ricavi dei servizi domestici su base annua, a una ripresa più lenta del roaming e delle vendite di cellulari, e a movimenti valutari avversi che stanno ancora influenzando i contributi del business del Brasile nel 2021″. Quanto all’Italia, vengono evidenziati “i deboli benefici dai diritti televisivi sportivi di Dazn e dai sussidi per i voucher”. “Prevediamo – scrive l’agenzia di rating – una stabilizzazione a partire dal 2022 e una crescita in seguito, alimentata dai ricavi della banda larga e dell’ICT, ma non abbastanza da ridurre il leverage rettificato a meno di 4.0x”.
Secondo l’agenzia di rating un’eventuale operazione nella rete unica potrebbe rafforzare gli investimenti nella fibra di TIM e la posizione competitiva. “Tuttavia, la scarsa visibilità sulla probabilità e sulla struttura di una transazione ci porta a escluderla dalla nostra analisi di rating”, afferma S&P. “Anche se una combinazione di Open Fiber e degli asset sulla linea fissa di Telecom Italia attenuerebbe il rischio competitivo nel lungo termine per il business wholesale, crediamo che la perdita di controllo sugli asset comuni eroderà probabilmente il profilo di business di Telecom Italia”, dice S&P.