(Teleborsa) – Il West Texas Intermediate (WTI), un tipo di petrolio prodotto in Texas e utilizzato come benchmark sui mercati internazionali, ha superato la soglia psicologica degli 80 dollari, portandosi su livelli che non si vedevano da novembre 2014. I prezzi del greggio stanno sperimentando grandi rialzi negli ultimi giorni, in tandem con quelli di gas e carbone, a causa della crisi energetica che si sta abbattendo su Europa e Asia.
Alle 16.30, i future sul greggio Brent di dicembre hanno raggiunto gli 83,34 dollari al barile, in aumento di 1,40 dollari o dell’1,72%. I future sul greggio statunitense West Texas Intermediate (WTI) di novembre scambiano in rialzo di 1,78 dollari, o del 2,27%, a 80,08 dollari al barile. Entrambi i future sono in rialzo di oltre il 60% da inizio anno e del 15% nell’ultimo mese.
A spingere al rialzo le quotazioni del greggio ha contribuito il meeting OPEC+ di inizio settimana: la versione allargata dell’organizzazione dei produttori di petrolio ha deciso deciso di attenersi a un precedente accordo per aumentare la produzione di 400.000 barili al giorno a novembre. Molti osservatori si aspettavano che l’OPEC+ decidesse di incrementare maggiormente la produzione, visto il recente rialzo dei prezzi.
Un’altra spinta è arrivata nella serata di ieri dal Dipartimento dell’Energia (DOE) statunitense, che ha dichiarato di non avere in programma di sfruttare le riserve strategiche di petrolio per raffreddare i prezzi. “Il DOE continua a monitorare l’offerta del mercato energetico globale e lavorerà con suoi nostri partner per determinare se e quando siano necessarie azioni – ha affermato l’agenzia in una nota – Sono presi in considerazione tutti gli strumenti a disposizione, ma non esiste un piano immediato per intraprendere tali azioni in questo momento”.
(Foto: © Aleksandr Prokopenko / 123RF)