(Teleborsa) – L’impatto devastante della pandemia di Covid-19 ha lasciato ferite profonde sul mondo delle imprese, che chiudono il 2020 con un crollo dei principali indicatori reddituali e degli investimenti. In alcuni casi le imprese private hanno fatto meglio di quelle pubbliche, ma il conto è salato per tutti. E’ quanto conferma l’ultimo rapporto redatto dall’Area Studi Mediobanca, una indagine annuale su 2.140 società industriali e terziarie italiane, di grande e media dimensione.
Fatturato e utili a picco
Il fatturato nel 2020 è calato in media dell’11,7% rispetto alla 2019, ma con una performance leggermente migliore di quella realizzata nel 2009, in seguito alla crisi finanziaria (-14,7%).
Il pubblico è andato meglio del privato. Le imprese pubbliche hanno lasciato sul terreno il 16,8%, essendo più legate alle sulle attività petrolifere (-34,7%) ed energetiche (-12%). Meglio hanno fatto le imprese private con un saldo di -10,4%, essendo più esporte sulle attività manifatturiere (-8,4%).
Il rallentamento produttivo del 2020 si è riflesso sulla redditività, a dispetto degli effetti psitivi della Cig e dei costi eccezionalmente bassi del debito. L’utile netto è sceso in media del 32,5% ed il ROE è scivolato al 4,9% dall’8,1% precedente. Nel 2009 la flessione del risultato d’esercizio fu del 27,4% e il ROE scese dall’8% al 5,8%, ma il 2020 ha beneficiato di un’eccezionale operazione di riallineamento fiscale dell’avviamento, prevista dal Decreto Agosto, che ha consentito di mitigare la perdita (in assenza il risultato netto sarebbe sceso del 54,3% e il Roe al 3,4%).
Investimenti a picco
Gli investimenti si sono ridotti in termini reali dell’8,2%, poiché la tenuta delle imprese a controllo pubblico (-0,2%) ha consentito di fronteggiare la pesante flessione del settore privato (-11,6%). Anche in questo caso ll 2009 si conferma un anno peggiore con una caduta degli investimenti del 17,7% (-13,7% per il comparto pubblico e -19,6% per quello privato).
I migliori e peggiori
Pochi settori hanno preservato o incrementato le vendite nel 2020, fra questi il settore alimentare che ha registrato una performance positiva (+3,5%), in particolare la conservazione di frutta e ortaggi (+10,3%) e la produzione di pasti e piatti preparati (+10,6%), a scapito delle bevande (-5,2%). Bene anche il fatturato dei produttori di elettrodomestici (+2,9%) e dell’industria farmaceutica (+0,8%).
Nelle attività terziarie, la distribuzione al dettaglio èstata sostenuta da quella a prevalenza alimentare (+5,9%), poiché quella non-food ha arretrato in misura rilevante (-12,8%), soprattutto a causa dell’abbigliamento (-33,6%).
Anche all’interno dei trasporti si sono registrati andamenti non congruenti: quello aereo ha perso il 58,3%, quello ferroviario il 35,4% se di persone e il 10,4% se di merci, mentre il traffico su strada di queste ultimeè cresciuto del 2,8%.
Fra le altre attività da segnalato il tonfo del turismo (-70,7%) e dei parchi divertimento tematici (-73%).