(Teleborsa) – Sono due gli aspetti che investitori e analisti osserveranno nel comunicato e nella conferenza stampa che seguiranno il meeting di giovedì 9 settembre della BCE. Il primo riguarda il PEPP, il programma di acquisto per l’emergenza pandemica messo in campo a marzo 2020: il consensus è per un aggiustamento del ritmo degli acquisti per il quarto trimestre del 2021. Il secondo riguarda le proiezioni aggiornate della BCE per la crescita e l’inflazione, che andranno lette dopo il recente picco dei prezzi e le indicazioni che la domanda globale potrebbe aver raggiunto il livello massimo.
“L’attuale contesto giustifica chiaramente una riduzione del ritmo di acquisto mensile – afferma Darren Williams, Senior Vice President di AllianceBernstein – La principale argomentazione contro questa ipotesi è che la variante Delta ha spostato i rischi di crescita a breve termine verso il basso. Inoltre, alcuni osservatori hanno sostenuto che un approccio prudente aiuterebbe a isolare il mercato obbligazionario della Zona euro da qualsiasi effetto collaterale legato all’inizio dell’azione di tapering da parte della FED”.
“Diversi membri della BCE, dai soliti falchi come Jens Weidmann, fino a Phillip Lane, il capo economista, hanno lasciato intendere che è il momento di ridurre leggermente le misure di sostegno emergenziali adottate durante la pandemia”, osserva Paul Diggle, Vice Capo Economista di Aberdeen Standard Investments. “Naturalmente, questo avverrebbe mentre anche la FED americana sta discutendo la riduzione degli acquisti di asset, e un certo numero di altre grandi banche centrali si stanno muovendo in una direzione meno accomodante – aggiunge – Ma anche se la BCE annunciasse una riduzione del PEPP, manterrebbe ancora a lungo il vecchio Asset Purchase Programme, di conseguenza non si vede a breve la fine dei tassi d’interesse negativi nell’Eurozona”.
Per quanto riguarda il futuro del PEPP, Annalisa Piazza, Fixed-Income Research Analyst di MFS IM, si aspetta “che la BCE annunci qualche lieve aggiustamento per il quarto trimestre (60-65 miliardi di euro dagli attuali 80 miliardi di euro)“. “Nonostante il ritmo di acquisto più lento – puntualizza Piazza – sospettiamo che la Lagarde vorrà mantenere un orientamento dovish, sottolineando che tale adeguamento non rappresenti una forma di tapering ma semplicemente un riallineamento agli sviluppi economici e alle recenti tendenze delle condizioni di finanziamento (estremamente accomodanti)”.
Sebbene si avrà probabilmente una revisione al rialzo delle previsioni per il 2021 e il 2022 dell’inflazione, PIMCO ritiene improbabile che le aspettative per la fine dell’orizzonte di previsione vengano alterate in modo significativo. “Al momento, l’inflazione dell’area dell’euro è guidata quasi interamente dagli effetti di base dei prezzi dell’energia e non c’è stato alcun segno di una ripresa sostenuta delle pressioni sui prezzi sottostanti – commenta Konstantin Veit, Senior Portfolio Manager European Rates di PIMCO – Anche una piccola revisione al rialzo vedrebbe la BCE continuare a stimare un sostanziale undershoot rispetto all’obiettivo di stabilità dei prezzi nell’orizzonte di riferimento della politica. A dicembre la BCE pubblicherà le proiezioni economiche inaugurali del 2024, che probabilmente serviranno a caratterizzare la decisione sulla configurazione della politica di acquisto di asset nel 2022″.