(Teleborsa) – Il golpe in Guinea – con i soldati delle forze speciali che ieri hanno estromesso il Presidente, sciolto il governo e sospeso la costituzione – sta avendo effetti anche sui mercati globali della materie prime. Il piccolo Paese africano è il secondo produttore mondiale di bauxite, la roccia che costituisce la principale fonte per la produzione dell’alluminio, e il principale fornitore della materia prima alla Cina. Nonostante non si registrino stop alle operazioni di estrazione e lavorazione nel Paese, i prezzi della bauxite e dell’alluminio hanno fatto un balzo di oltre l’1% a Shanghai e Londra. La bauxite aveva comunque già guadagnato il 16% da inizio anno e l’alluminio il 40%, grazie alla ripartenza delle economie.
“È altamente improbabile che il colpo di stato abbia un impatto importante a breve termine sulle esportazioni, che sono sempre nella parte più bassa del ciclo a settembre, con le scorte esaurite alla fine della stagione delle piogge – ha spiegato a Reuters Bob Adam, specialista dell’industria della bauxite della Guinea – Qualsiasi governo in arrivo vorrà assicurarsi di non mettere a repentaglio guadagni e investimenti futuri“.
La mancanza di impatti del golpe sulle operazioni è stata confermata all’agenzia britannica anche da alcuni colossi del settore attivi nell’area. Aluminium Corp of China, il più grande produttore mondiale di allumina (il composto intermedio tra bauxite e alluminio), ha affermato che il suo business di bauxite in Guinea funziona normalmente. La TOP International Holding di Singapore, che possiede due miniere di bauxite in Guinea, ha affermato che le operazioni proseguono “con interruzioni minime”, mentre la Compagnie des Bauxites de Guinée (CBG) ha affermato che le sue miniere non sono state influenzate dal colpo di stato.
Se i più colpiti da una potenziale crisi in Guinea potrebbero essere gli importatori cinesi (il 55% delle importazioni di bauxite arrivano dal Paese africano), i competitor internazionali potrebbero proporsi come fonti alternative di materia prima per i produttori di alluminio cinesi. La società russa Rusal ha guadagnato oltre il 14% – raggiungendo i massimi dal 2012 – mentre l’australiana Alumina ha chiuso il rialzo del 3,3% (era salita fino a +9%).