(Teleborsa) – La pandemia di Covid-19 ha innescato una crisi senza precedenti e, per rispondere a questa sfida, le banche centrali hanno inondato l’economia di denaro, che attraverso il consueto canale creditizio, è giunto sino all’economia reale. Le imprese hanno beneficiato di un sostegno straordinario alla liquidità, grazie anche a politiche governative che favorivano la concessione di garanzie, e di bassi tassi d’interesse, che mantenevano basso il costo del credito.
Ma cosa accadrà quando i tassi risaliranno e quando le politiche governative diventeranno più selettive? Le imprese non sono tutte uguali ed hanno un certo grado di solvibilità. Quelle catalogate dalle agenzie di rating come investment-grade sono in grado di onorare i loro debiti, mentre quelle speculative-grade, con rating basso, incontreranno maggiori difficoltà a ripagare i loro debiti.
Un report di S&P Global Ratings prevede che il tasso di default a 12 mesi delle aziende speculative-grade europee, vale a dire quelle più fragili, scenda al 3,25% entro giugno 2022 rispetto al 4,7% di giugno 2021. In questo scenario di base, 24 società andrebbero in default.
Esiste anche uno scenario ottimistico, che vede il tasso di default scendere al 2% entro giugno 2022 e 15 società andare in default, ed uno pessimistico, che stima un tasso in crescita al 5,5% e ben 42 default.
Lo scenario base assume un numero limitato di default, poiché le condizioni di credito rimangono favorevoli e si prevede una forte crescita economica fino al 2022. Ma il numero di emittenti con rating ‘B-‘ o inferiore è ancora alta, poiché la leva finanziaria è aumentata nel corso del 2020 e i livelli di debito rimangono elevati, e questo li rende più vulnerabili a potenziali fattori di stress, ad esempio un irrigidimento delle condizioni creditizie, una frenata economica o la riacutizzazione del virus con relativi nuovi blocchi dell’attività.
“Prevediamo che ci vorranno diversi anni prima che i settori più deboli tornino alle loro metriche di credito del 2019”, ammette Nick Kraemer, capo di S&P Global Ratings Performance Analytics. “Un forte aumento dei tassi di interesse ed eventuali ulteriori blocchi in grado di interrompere la ripresa economica avrebbero un impatto maggiore su questi emittenti a basso rating mentre cercano di riprendersi dall’interruzione sperimentata nel 2020”.