(Teleborsa) – Nonostante l’archiviazione – arrivata a maggio – dell’indagine per il reato di illecita influenza sulle assemblee di 2019 – 2020, la Procura di Verona indaga ancora sulla vecchia gestione della compagnia assicurativa. La Consob, a valle dell’ispezione del 2020, ha segnato “tutta una serie di altre operazioni apparentemente irregolari o che comunque richiedono uno scandaglio di merito su cui è stato aperto” un modello 45 per “atti non costituenti notizia di reato e che saranno approfondite” allo scopo di verificare se hanno avuto effetti “lesivi” del “patrimonio della società” e abbiano provocato “danni per i soci”. È quanto ha detto all’ANSA il procuratore capo di Verona, Angela Barbaglio.
“Tutta la relazione della Consob”, depositata presso la Procura in seguito all’ispezione del 2020, “ha costituito oggetto di una separata iscrizione e lì andremo meglio a vedere ma di questo non posso dire nulla”. Alla domanda se ci siano o meno indagati, ha risposto: “No, l’iscrizione è ad atti non costituenti notizia di reato per il momento perché si tratta di valutare con un certo approfondimento queste particolari operazioni e spese di un certo tipo che sono state segnalate dalla Consob, che effetti hanno avuto e se lesivi di interessi patrimoniali o di soci e individuarne poi gli autori”. “Se poi è stato forzoso un aumento di capitale di quelle dimensioni e il passaggio di Cattolica a società di capitale forse nella gestione del patrimonio qualcosa di non perfettamente coerente può esserci stato“, osserva il capo della Procura.
“Forse dalla floridezza passata, notoria, di Cattolica qualche cosa di negativo era intervenuto. Perché questo è intervenuto? A che cosa è addebitabile? C’è in questo la responsabilità di qualcuno?”, si chiede Barbaglio, che intende verificare “se ci sono stati danni per i soci” nelle vicende che hanno costretto “una società territoriale, locale, florida a cambiare completamente faccia” e “mettersi sostanzialmente nelle mani di “. Consob ha depositato a Verona due relazioni, nelle quali sono state segnalate una serie di anomalie al funzionamento della governance, nelle modalità del ritiro delle deleghe all’ex CEO Minali, nello svolgimento dell’assemblea del 2019 e nella raccolta delle deleghe di voto e negli investimenti della compagnia. Nelle relazioni “sono stati toccati diversi punti su investimenti, scelte di governance e di spese sostenute che sono oggetto di un distinto è autonomo accertamento”, conclude Barbaglio.
Siccome l’archiviazione da parte della Procura di Verona dell’inchiesta sull’illecita influenza sull’assemblea di Cattolica “è stata messa in risalto come una patente di regolarità dell’assemblea, anche limitandosi a considerare quel profilo ci tengo a sottolineare che l’archiviazione è intervenuta pur permanendo elementi di sospetto”, puntualizza Barbaglio all’ANSA, spiegando come il tentativo di accertare condizionamenti sull’assemblea sarebbe stato “improbo e sostanzialmente inutile”. Se da un lato “è stato impossibile attraverso la pur laboriosa consulenza informatica esperita individuare e ricostruire gli eventuali meccanismi artificiosi di voto a livello informatico”, dall’altro “non sarebbe stato possibile scandagliare in maniera adeguata” gli eventuali comportamenti volti a condizionare l’esito delle assemblee del 2019 e del 2020 “e quindi non valeva la pena fare lotte di Don Chisciotte contro i mulini a vento”.
Tra gli “elementi di sospetto” sulla regolarità dell’assemblea dello scorso luglio che ha deciso la trasformazione in SpA di Cattolica, Barbaglio indica le “deleghe a pacchetto” arrivate al rappresentante unico Computershare, alcune delle quali “addirittura con la stessa grafia ed altre con delle sottoscrizioni di delega difformi dalle sottoscrizioni dei documenti d’identità del delegato che venivano allegati”. O l’osservanza puntuale, da parte di Computershare, del “dovere di riservatezza” sull’andamento del voto a cui il rappresentante designato è tenuto prima dell’assemblea. Nonostante le “perplessità” e i “sospetti” sulle deleghe “un accertamento” sulla ricostruzione la regolarità della formazione del consenso assembleare sarebbe stato “improbo e sostanzialmente inutile” per cui si è deciso di procedere con la richiesta di archiviazione. “Si sarebbero dovute individuare le singole persone, sentire un’infinità di persone in ogni parte d’Italia perché i soci erano moltissimi e con scarsissime possibilità di risultato” perché anche nel caso di condizionamenti da parte della governance che faceva riferimento al presidente Paolo Bedoni “non sarebbero di certo venuti a testimoniare dicendo: “Mi hanno costretto, mi hanno indotto, mi hanno suggerito”.