(Teleborsa) – La recessione del 2020 si è abbattuta su un Paese caratterizzato da oltre un decennio da un doppio divario Italia/Europa, Sud/Nord: unico tra le grandi economie europee che nel 2019 non aveva ancora completato il suo percorso di recupero dalla lunga crisi 2008-2014, con crescenti divari interni sia sociali che territoriali.Nell’anno drammatico segnato dal Covid, lo Stivale, secondo le stime Svimez, si è trovato unito nella crisi, con un calo del PIL relativamente omogeneo a livello territoriale, se confrontato con l’impatto profondamente asimmetrico della precedente crisi, ma con una previsione di ripresa fortemente differenziata nel biennio 2021-22 a sfavore del Sud. Il dato che emerge con maggiore chiarezza è che le tre Regioni del Centro-Nord – EmiliaRomagna, Lombardia, Veneto che dall’inizio del Duemila via via si sono progressivamente staccate dalle altre, in quanto più dinamiche, dovrebbero essere interessate anche nel biennio 2021-2022 da una crescita del PIL superiore a quella dell’intero Centro-Nord e di conseguenza anche del Paese.
Le previsioni regionali per l’anno in corso evidenziano al Sud una migliore crescita del PIL per Abruzzo e Campania (rispettivamente +4,6% e +4,2%); seguono Puglia (+3,5%) e Sardegna (+3,2%), e quindi Basilicata, Molise e Sicilia con un +2,8%; chiude, infine, la Calabria (+2,1%). Solo le prime tre regioni si attestano, dunque, su livelli superiori alla media prevista per la circoscrizione (+3,3%). Nel Centro, buona la crescita di Toscana (+5,1%), Lazio (+4,6%), Marche (+4,4%) e, in coda, Umbria (+4,0%); nessuna di queste regioni supera tuttavia il valore medio del Centro-Nord (+5,1%), ulteriore conferma di quel rischio, già segnalato dalla Svimez, di allontanamento delle regioni centrale dalle aree più avanzate del Paese.
Per quel che riguarda il Nord, le previsioni di crescita del PIL di Lombardia e Liguria superano la media della circoscrizione Centro-Nord (rispettivamente con +5,8% e +5,2%); Piemonte e Valle d’Aosta si attesterebbero invece su livelli leggermente inferiori (+4,6% e +4,2%). Tra le regioni del Nord-Est si segnala la sensibile crescita del Pil di Emilia-Romagna (+6,7%), Veneto (+6,3%), Friuli-Venezia Giulia (+5,3%) e Trentino-Alto Adige (+4,9%). Quest’ultima è l’unica regione dell’area il cui PIL dovrebbe crescere poco meno della media del Centro-Nord; si tratta dell’unica regione che ha visto il PIL pro capite superare nel 2019 i livelli del 2007 ed è l’unica, insieme a Emilia-Romagna, Lombardia e Val d’Aosta ad avere registrato un Pil pro capite superiore alla media del Centro-Nord per tutto l’intervallo 2007-2019. Nel biennio 2021/2022 il contributo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza alla ripartenza del Mezzogiorno è stimato dalla Svimez significativo ma non sufficiente a compensare la minor crescita tendenziale dell’area.
Le previsioni regionali per il 2022 vedono un Mezzogiorno con un PIL (+3,2%) poco inferiore (se non sostanzialmente in linea) con quello del 2021 (+3,3%). Le migliori performance sono ancora quelle di Abruzzo e Campania che, pur vedendo una diminuzione della crescita rispetto all’anno precedente, nel 2022 si dovrebbero attestare rispettivamente a +3,9% e +3,6%.