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PIL Italia, Istat: nel 2021 ripresa “robusta” grazie al PNRR

(Teleborsa) – Il PNRR si concentra su “due temi chiave” per il futuro del Paese: la ripresa del processo di accumulazione del capitale materiale e immateriale e il rafforzamento del percorso verso la transizione energetica ed ecologica. È quanto ha rilevato il rapporto annuale dell’Istat, che stima una “robusta ripresa” dell’attività, dei consumi e degli investimenti spinti anche dall’avvio del Recovery Plan con la previsione di una crescita del PIL del 4,7% quest’anno e con un ritmo inferiore il prossimo. Il rapporto ha sottolineato come l’evoluzione dell’economia sia caratterizzata ormai da tempo da una prolungata stagnazione della produttività del lavoro, cui ha contribuito la debolezza del ciclo di accumulazione del capitale privato e la contrazione degli investimenti pubblici.

L’analisi ha registrato che a metà del 2021 le conseguenze dell’emergenza sanitaria caratterizzano ancora il quadro economico e sociale. La recessione globale è stata “violenta” e di “breve durata”, con un rimbalzo favorito dalle misure di sostegno e una ripresa dell’attività economica in tutte le principali economie.

Tornando al contesto italiano, nel primo trimestre sono stati registrati “forti miglioramenti” nella manifattura, nelle costruzioni e in alcuni comparti del terziario e anche le prospettive di brevissimo periodo sono “decisamente positive” (in base ai risultati dell’indagine sui climi di fiducia di imprese e consumatori). Sul fronte dei prezzi la dinamica è stata quasi nulla nel 2020, ma nei primi mesi del 2021 la risalita del prezzo del petrolio e il recupero dell’attività hanno alimentato moderate spinte inflazionistiche. Per rendere possibili le misure di contrasto all’emergenza sono stati sospesi i vincoli del patto di stabilità e crescita e il deficit pubblico è salito in Italia al 9,5% del PIL.

Nonostante un “moderato recupero” occupazionale nei mesi recenti, a maggio ci sono 735mila occupati in meno rispetto a prima dell’emergenza, secondo il rapporto annuale dell’Istat. Il calo dell’occupazione ha riguardato all’inizio principalmente i dipendenti a termine e gli indipendenti, poi anche i lavoratori a tempo indeterminato. Nel corso della crisi questo calo si è accompagnato, in un primo momento, alla diminuzione della disoccupazione e al contemporaneo aumento dell’inattività. Le misure di chiusura delle attività e le limitazioni agli spostamenti hanno scoraggiato, e in alcuni casi reso impossibile, la ricerca di lavoro e la stessa disponibilità a lavorare. Nella fase recente di moderato recupero dell’occupazione, ha sottolineato Istat, è emerso un ritorno alla ricerca di un impiego. A partire dallo scorso febbraio l’impatto della crisi è stato meno intenso, anche se la domanda di lavoro è rimasta debole. Il tasso di occupazione (15-64 anni), sceso di 1,7 punti percentuali tra febbraio e aprile 2020 (al 57,0%), ha raggiunto il minimo a gennaio 2021 (56,5%) per poi risalire fino al 57,2% a maggio.

Il rapporto ha rilevato anche che lo scorso anno il reddito disponibile delle famiglie consumatrici si è ridotto del 2,8% (-32 miliardi di euro), quasi azzerando la crescita del biennio precedente. I consumi finali hanno subito una caduta di dimensioni molto più ampie (-10,9%) e mai registrate dal dopoguerra. Il reddito primario delle famiglie è sceso di 92,8 miliardi di euro (-7,3%). I massicci interventi pubblici di redistribuzione hanno fornito un contributo positivo di circa 61 miliardi di euro, compensando due terzi della caduta e sostenendo il potere d’acquisto delle famiglie. A fronte della discesa molto più ampia della spesa, la propensione al risparmio è salita dall’8,1 al 15,8%. Il calo dei consumi è stato invece ben più ampio di quello del reddito, di conseguenza il tasso di risparmio è quasi raddoppiato. Dall’indagine sulle spese per consumi la spesa media mensile familiare è di 2.328 euro mensili, in calo del 9,0% rispetto al 2019.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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