(Teleborsa) – Da sempre un passo dietro il comparto americano, le startup europee del mondo tech hanno sperimentato un incremento significativo delle valutazioni nell’arco degli ultimi dodici mesi. L’esempio più significativo è Klarna, startup fintech svedese che fornisce servizi finanziari online, la quale a inizio giugno ha chiuso un nuovo round di finanziamento che l’ha valutata 45,6 miliardi di dollari. In grande ascesa sono anche Hopin (piattaforma per eventi online in diretta), che ha più che raddoppiato la propria valutazione in quattro mesi raccogliendo 5,65 miliardi di dollari a marzo, e la startup fintech britannica Revolut, la quale sta considerando un nuovo round che la valuterebbe oltre 20 miliardi di dollari (più del triplo della sua valutazione di 5,5 miliardi nel 2020).
Queste impennate nelle valutazioni stanno preoccupando diversi esperti, i quali credono che questa fase di esuberanza non durerà ancora per tanto. “Alcune di queste valutazioni sono esorbitanti. Questo è stato il caso negli Stati Uniti per un certo numero di anni e ora l’Europa sta recuperando – ha detto a Bloomberg Erin Platts, responsabile per l’Europa, il Medio Oriente e l’Africa della Silicon Valley Bank – La velocità è ciò che mi spaventa un po’, anche più di alcuni numeri”. Dei 166 “unicorni” europei, ovvero le startup che hanno una valutazione di oltre un miliardo, 52 hanno infatti raggiunto questo status nell’ultimo anno, secondo un report di GP Bullhound.
Un altro aspetto da considerare è che le valutazioni record assegnate alle startup dagli investitori privati spesso non si traducono in valutazioni altrettanto alte quando le aziende sbarcano poi in Borsa. In Europa, questo è stato il caso di e negli scorsi mesi. La prima, società inglese specializzata nell’uso dell’intelligenza artificiale nella cybersecurity, ha iniziato le negoziazioni con un valore di mercato di 1,7 miliardi di sterline, ovvero la metà della valutazione che ci si aspettava prima dell’arrivo sul London Stock Exchange. La popolare società di food delivery ha invece perso il 26% nel suo primo giorno di negoziazione, dopo per altro aver rivisto al ribasso le stime per l’IPO.