(Teleborsa) – I dati sull’inflazione diffusi negli ultimi mesi sono stati volatili e difficili da interpretare, sia a causa di un difficile confronto con i mesi della prima ondata della pandemia sia per l’aumento dei prezzi delle materie prime e dei colli di bottiglia nelle catene di approvvigionamento globali. Non c’è quindi una previsione certa sul fatto che l’aumento dell’inflazione sia solo temporaneo o sarà invece prolungato nel tempo. , in una nuova ricerca, ha affermato di considerare la crescita dei salari come un indicatore importante delle prospettive di inflazione a medio termine. Sulla base dello studio condotto, secondo la banca d’affari statunitense la bassa crescita dei salari nell’Eurozona non farà schizzare l’inflazione in questi Paesi.
Goldman Sachs non prevede che la crescita degli utili delle aziende aumenti in modo sostenuto al di là di qualsiasi normalizzazione a breve termine. Gli schemi di sostegno alle imprese e al mercato del lavoro messi in campo dai governi dell’area euro dovrebbero limitare i fallimenti e mantenere in essere i rapporti tra lavoratore e azienda, con la concorrenza che mette un freno alla crescita dei profitti delle imprese. Dal lato dei salari, i rapporti esistenti tra lavoratore e impresa dovrebbero limitare le pressioni inflazionistiche salariali poiché un minor numero di lavoratori deve negoziare nuovi contratti di lavoro e quelli che lo fanno saranno in una posizione più debole a causa della debolezza del mercato del lavoro post-Covid.
“La nostra analisi indica quindi solo un lento aumento delle pressioni inflazionistiche dovute alla crescita dei salari nell’area euro – scrivono Christian Schnittker e Shirley Feng – Prevediamo un “recupero” dei prezzi dei servizi in quanto i margini di profitto delle imprese stanno migliorando dopo i forti cali nel 2020, ma continuiamo a vedere pressioni inflazionistiche sottostanti solo gradualmente crescenti mentre il rallentamento del mercato del lavoro si normalizzerà. Prevediamo che l’inflazione core dell’area euro sarà dell’1,1% nel 2021 per poi risalire gradualmente all’1,5% alla fine del 2024″.
In particolare, l’inflazione core dell’area euro dovrebbe raggiungere il picco del 2% a/a nel novembre di quest’anno, con le pressioni delle riaperture che a loro volta raggiungono il picco, prima di scendere bruscamente a gennaio 2022 allo 0,9% a/a. Goldman Sachs prevede inoltre che l’inflazione core recuperi gradualmente fino all’1,5% a/a alla fine del periodo oggetto di analisi, ovvero tra il 2024 e il 2025.