(Teleborsa) – Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha dichiarato che le stime di crescita del PIL per il 2021 potrebbero essere riviste al rialzo. Nel suo intervento a Barcellona al Cercle d’Economia, Draghi ha infatti espresso fiducia sulla ripresa economica post pandemia: “gli sforzi vaccinali ci hanno permesso di riaprire le nostre economie. C’è un ritorno alla crescita. Secondo le previsioni della Commissione europea, quest’anno il prodotto interno lordo dell’Ue crescerà del 4,2%. In Italia e in Spagna, si prevede un aumento rispettivamente del 4,2% e del 5,9%. Queste previsioni potrebbero essere riviste al rialzo, con il ritorno della fiducia fra le imprese e le famiglie”.
“La pandemia da Covid-19 ha colpito le nostre vite e le nostre società in maniera devastante – ha ricordato il presidente del Consiglio – Hanno perso la vita almeno 3,8 milioni di persone, un quinto delle quali in Europa. L’Italia e la Spagna sono tra i paesi più colpiti dalla pandemia con un totale complessivo di oltre 200.000 decessi. L’incertezza creata dalla pandemia, assieme alle misure adottate per il suo contenimento, hanno inciso pesantemente sull’economia”. “Il prodotto interno lordo dell’Unione Europea è calato di 6,1%, la maggiore contrazione mai registrata. La riduzione più forte è stata registrata in Italia e in Spagna, dove il PIL è calato rispettivamente dell’8,9% e del 10,8%”, ha sottolineato.
Mario Draghi si è espresso anche sulla necessità di mantenere alta la guardia, confermando gli sforzi a sostegno dell’economia. “Il protrarsi della situazione di incertezza significa che le ragioni per mantenere una politica monetaria e fiscale espansiva restano convincenti – ha spiegato –. Il nostro obiettivo minimo deve essere quello di riportare l’attività economica almeno in linea con la traiettoria precedente alla pandemia. Solo allora potremo dire di aver superato gli effetti del Covid sulle nostre società e sull’occupazione”. “Tuttavia secondo le previsioni attuali non sarà possibile raggiungere tale obiettivo senza ulteriori sforzi. Dobbiamo quindi agire rapidamente ed efficacemente”, ha aggiunto.
Il presidente del Consiglio si è concentrato in particolare sul tema occupazionale, centrale nelle politiche di transizione previste anche all’interno dei PNRR. “È necessario che l’occupazione aumenti in maniera più celere, per creare i posti di lavoro di cui abbiamo bisogno. L’economia globale sta attraversando una fase di profondi cambiamenti, tra cui la transizione ecologica e digitale, che richiederanno una riallocazione della forza lavoro. È fondamentale mantenere favorevoli le condizioni della domanda per poter garantire un sostegno ai lavoratori, che stanno affrontando un rischio crescente di dislocazione”, ha dichiarato.
Il presidente del Consiglio ha però voluto anche ribadire che nonostante la situazione pandemia sembri al momento sotto contro, la fine dell’emergenza è ancora lontana. Soprattutto se si allarga lo sguardo a livello globale: “gli sforzi vaccinali finora si sono concentrati nel mondo ricco. Solo lo 0,3% di dosi nei paesi a basso reddito, mentre i più ricchi hanno distribuito l’85%, una differenza non solo è eticamente ingiusta, è anche molto pericolosa. Finché il virus continuerà a circolare liberamente, ci sarà sempre rischio nuove varianti. Una o più potrebbero essere resistenti ai nostri vaccini, compromettendo le campagne”.
Tornando al discorso economico, Draghi si è concentrato sulle preoccupazioni riguardo agli attuali livelli di inflazione. “Dopo un lungo periodo in cui l’inflazione mondiale è rimasta troppo bassa, di recente è iniziata ad aumentare. Il tasso di inflazione nell’area OCSE ha raggiunto il 3,3% in aprile, in aumento rispetto al 2,4% di marzo, il più alto dal 2008. La maggior parte degli economisti ritiene che tale effetto sia temporaneo”, ha spiegato, sottolineando la necessità di “restare vigili di fronte alla possibilità che nel futuro le aspettative di inflazione possano variare”. “Dobbiamo inoltre monitorare il rischio di divergenza tra l’economia dell’area euro e quella Usa, e le conseguenze per la posizione delle rispettive banche centrali”, ha aggiunto.
Infine, un’ultima riflessione è stata dedicata dal presidente Draghi sugli alti livelli di indebitamento nel mondo. “Le decisioni delle autorità monetarie risultano di particolare rilevanza – ha spiegato – Nel 2020 il rapporto debito/PIL nell’Ue è aumentato di 16,7 punti percentuali. In Spagna, tale rapporto è aumentato di più di 25 punti percentuali ed in Italia di 15,8 punti percentuali. Inoltre i governi hanno fornito alle imprese delle garanzie generose. Alla fine del 2020, solo nei quattro paesi Ue più grandi, tali garanzie ammontavano a quasi 450 miliardi di euro”. “In caso di fallimenti aziendali, dette garanzie potrebbero portare ad un livello di debito sovrano ancora più elevato in futuro – ha aggiunto – Anche le imprese hanno aumentato in modo significativo il loro indebitamento. Tra l’ultimo trimestre del 2019 e l’ultimo trimestre del 2020, il rapporto tra debito e fondi propri per le imprese non finanziarie più grandi d’Europa è passato dal 220% al 250%”.