(Teleborsa) – Nonostante il numero di società che hanno pubblicato una DNF (Dichiarazione di carattere non finanziario) sia rimasto invariato nel 2020, aumenta la consapevolezza e la considerazione dei temi ESG nelle attività delle quotate a Piazza Affari. È quanto emerge dal III Rapporto Consob sulla rendicontazione non finanziaria delle società quotate italiane. Nel 2020, le società con azioni ordinarie quotate sull’MTA che hanno pubblicato una Dichiarazione non finanziaria (DNF) sono 151. In continuità con gli anni precedenti, la maggior parte delle imprese ha pubblicato la sola DNF (137 casi), anche attraverso un Bilancio di Sostenibilità. Undici società hanno integrato l’informazione finanziaria con le informazioni non finanziarie richieste dalla disciplina, mediante rispettivamente un Rapporto Integrato (8 casi), un Rapporto Integrato insieme a un Rapporto di sostenibilità (2 casi) e la diffusione di un Rapporto Integrato in aggiunta alla DNF (in un caso). Inoltre tre società hanno pubblicato, oltre alla DNF, un Rapporto di sostenibilità.
“L’attenzione dedicata ai fattori ESG ha registrato un importante sviluppo anche nella formazione offerta a dipendenti e dirigenti“, sottolinea Consob. Nel 2020, infatti, si è portato a 107 (54 nel 2019) il numero di società che hanno organizzato programmi di formazione per il personale aventi ad oggetto tematiche in prevalenza legate all’innovazione (in particolare, alla trasformazione digitale e alla sicurezza informatica) e alla gestione del capitale umano. La diffusione di questi corsi si riscontra maggiormente tra le società medio-grandi e quelle appartenenti al settore finanziario.
Un altro segnale dell’integrazione della sostenibilità nella visione aziendale è stato colto analizzando gli estratti dei Piani strategici che nel 2020 sono stati pubblicati sui propri siti web da 59 società quotate. Di queste, 28 hanno menzionato nella propria strategia alcuni elementi di valore a lungo termine, 15 hanno citato i Sustainable Development Goals (SDGs) dell’ONU, 7 hanno integrato completamente le considerazioni finanziarie e non finanziarie, mentre una ha indicato la materialità come elemento fondamentale della pianificazione strategica.
A fine 2019, 63 società correlano la remunerazione dei CEOs a fattori ESG (33 nel 2018), nel breve periodo (53 casi) o nel lungo periodo (29 casi). In media il 17% dei compensi di breve periodo è legato a fattori ESG (16% nel lungo periodo). Altre osservazioni che emergono dal rapporto sono che: remunerazioni sostenibili sono presenti in prevalenza nelle società del FTSE MIB (27 casi) o del MID CAP (16 casi); le imprese finanziarie prevedono parametri ESG in 17 casi (in 34 nel settore industriale e 12 nei servizi); compensi sostenibili sono più frequenti nelle società a controllo pubblico. Tra i parametri sociali, quelli relativi al benessere dei dipendenti sono i più comuni (30 casi), seguiti da parametri relativi alla customer satisfaction. Tra i parametri ambientali, frequente è il collegamento tra i compensi e le emissioni di CO2 (21 casi).