(Teleborsa) – Era atteso da molti come la spinta più grande a una nuova stagione di fusioni tra gli istituti bancari italiani, ma alla fine il tesoretto del Governo Draghi per favorire il consolidamento del settore non si è concretizzato. Nella versione definitiva del decreto Sostegni bis, approvata oggi dal Consiglio dei ministri, non c’è la proroga e l’innalzamento degli incentivi fiscali, che rimangono quindi quelli disegnati dal Governo Conte.
Sono saltate sia la proroga degli incentivi per le aggregazioni delle imprese, comprese quindi le banche, sia l’ampliamento della percentuale di DTA (attività fiscali differite) da trasformare in credito d’imposta. Questa seconda misura era stata ribattezzata “norma ” in quanto avrebbe reso la banca senese un boccone più invitante per gli istituti più grandi, come . Nel decreto Sostegni bis è invece stato inserito un nuovo intervento sulla cessione dei crediti deteriorati, con la proroga degli incentivi fino alla fine del 2021 e la previsione che il limite di 2 miliardi valga “per ciascuno degli anni 2020 e 2021”.
Rispondendo a una domanda sugli incentivi alle aggregazioni – durante la conferenza stampa sul decreto Sostegni bis – il ministro dell’economia Daniele Franco ha detto: sulle DTA “siamo intervenuti molto marginalmente: si consente solo di anticipare il presupposto” per ottenere il vantaggio fiscale “al momento in cui viene approvato il progetto dal CdA – resta il limite del 2%, resta la scadenza del 31 dicembre – nel 2022 potranno avere luogo solo code di procedure già approvate, non è stato un tema oggetto di un grande dibattito perché è un tema relativamente marginale in questo decreto”. In sostanza, entro fine anno eventuali fusioni dovranno passare l’esame dei board, mentre le assemblee potranno essere convocate anche nel 2022.
Non è escluso che il Governo decida di intervenire sulla partita delle fusioni nelle prossime settimane o mesi con un provvedimento più specifico. A seconda della formulazione assunta le nuove regole avranno impatti diversi sull’ecosistema bancario, e non è escluso che l’esecutivo voglia capire meglio le intenzioni di MPS, UniCredit e prima di mettere mano alla normativa. Nelle indiscrezioni circolate in queste settimane, e poi smentite con la versione definitiva del decreto Sostegni bis, si parlava di incrementare la soglia delle DTA convertibili in crediti fiscali dal 2% al 3% del totale degli attivi del soggetto minore e di spostare al primo semestre del 2022 la scadenza per le operazioni M&A.