(Teleborsa) – “È il primo passo per la rivoluzione del reclutamento nella Pubblica amministrazione”. Grande soddisfazione è stata espressa dal ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, per l‘approvazione in Aula al Senato del decreto legge Covid (44/2021) che all’articolo 10 sblocca e riforma i concorsi pubblici.
“Niente più carta e penna, a regime una sola prova scritta digitale, ma in presenza, e una prova orale – ha spiegato Brunetta, entrando nei dettagli della riforma –. Valutazione iniziale dei titoli di studio per le figure ad alta specializzazione tecnica, nel segno della corrispondenza ragionevole tra richiesta dell’amministrazione e livello del posto messo a bando. Un principio che era già nelle intenzioni della norma, come avevo chiarito in audizione il 27 aprile. Basta con le interpretazioni fuorvianti da parte di chi vuole speculare sul futuro dei giovani. Con questa riforma sblocchiamo migliaia di posti di lavoro. Premiare il merito valorizzando i percorsi formativi significa stare dalla parte dei giovani, soprattutto di quelli che possono contare soltanto sullo studio e sull’impegno”.
Dallo scorso 3 maggio le selezioni – come ha sottolineato il ministro per la PA – “grazie al dialogo costruttivo con il Comitato tecnico-scientifico sono già ripartite, semplificate, digitalizzate e velocizzate. Prima – ha evidenziato Brunetta – un concorso poteva durare fino a quattro anni dalla pubblicazione del bando alle graduatorie finali. Adesso, come accadrà ad esempio con il Concorso Sud per assumere 2.800 tecnici qualificati negli enti del Mezzogiorno, ci vorranno cento giorni. Da quattro anni a tre mesi: un cambiamento che darà ossigeno alle amministrazioni impoverite da anni di blocco del turnover, garantirà il ricambio generazionale e premierà il merito e le competenze”.
Tra i meriti della riforma, nella visione di Brunetta, vi è inoltre la “fine del gigantismo”. Con la riforma dei concorsi – ha spiegato il ministro – “si pone rimedio a un’altra conseguenza prodotta sin qui da blocchi e inefficienza: il gigantismo, ossia l’accumulo di quantità enormi di concorrenti. Una devianza spaventosa, che ha creato generazioni di concorsisti. Il decreto finalmente torna a dare i segnali giusti: ci saranno più concorsi ogni anno e ci saranno diversi modelli di selezione che le amministrazioni potranno utilizzare, a seconda delle loro esigenze”.