(Teleborsa) – L’Organo di vigilanza sulla parità di accesso alla rete di TIM (OdV) ha presentato oggi i principali risultati conseguiti nel 2020 nell’ambito della tutela del principio di non discriminazione e parità di trattamento. Si tratta della quarta relazione del Consiglio insediatosi nel 2017, presieduto da Gianni Orlandi e composto da Giovanni Amendola, Fabio Di Marco, Maurizio Mensi e Francesco Sclafani. Composto da 5 membri indipendenti di cui 3 designati da Agcom, l’Organo di vigilanza è deputato al controllo del rispetto di impegni di non discriminazione e parità di trattamento assunti volontariamente da Tim, approvati e resi vincolanti dall’Autorità nel 2008, con il via libera della Commissione europea, successivamente trasformati in obblighi regolamentari.
Per quanto riguarda il 2020 sono due gli elementi di novità messi in evidenza dalla Relazione: l’avvio del processo che dovrebbe condurre progressivamente alla creazione di una società unica della rete di accesso e l’emergenza epidemiologica dovuta alla diffusione del coronavirus SARS-CoV-2. Il primo elemento – si legge nel rapporto – consiste in un percorso iniziato da Tim per mezzo di una separazione societaria che ha portato alla creazione di FiberCop cui la stessa Tim ha conferito la propria infrastruttura secondaria di rete, lasciando aperta la possibilità ad investitori pubblici e privati di partecipare al coinvestimento. Il secondo elemento ha suscitato profondi sconvolgimenti economici, sociali e sanitari, in un evento globale senza precedenti che ha posto in evidenza il ruolo essenziale e l’importanza strategica delle reti di comunicazione elettronica. In tale scenario – sottolinea la Relazione – la funzionalità di un’infrastruttura di comunicazione a banda ultra larga efficiente per la salute, la formazione educativa e il mondo del lavoro è un fattore indispensabile per il futuro del Paese, ed il suo potenziamento costituisce un obiettivo non più procrastinabile. In Italia, infatti, la connettività a banda ultra-larga è assai più limitata che in altri paesi e presenta significative differenze tra le diverse aree geografiche sia in termini di penetrazione che di qualità. Tim auspica, dunque, “un intervento sistematico per ridurre il divario digitale e rendere il Paese totalmente e universalmente connesso, permettendo l’ampia diffusione tra aziende e privati delle tecnologie innovative”.
“Quello aperto da Fibercop è uno scenario nuovo, ancora in evoluzione, che stiamo osservando con molta attenzione in attesa dell’esito delle due consultazioni avviate dall’autorità” ha sottolineato il presidente uscente dell’OdV Francesco Sclafani.
Nel 2020 e nei primi mesi del 2021 – secondo quanto emerso nel corso della presentazione – “si sono create le condizioni per avviare una nuova fase regolamentare a seguito della separazione societaria della rete di accesso secondaria in rame e fibra di Tim, che è stata conferita a FiberCop, e della pubblicazione dell’offerta di co-investimento di Tim nella nuova rete Ftth che verrà realizzata da FiberCop, adottando il modello previsto dal nuovo Codice europeo delle Comunicazioni elettroniche”. FiberCop, secondo le previsioni del gruppo, “raggiungerà entro il 2025 il 76% delle unità immobiliari tecniche delle aree grigie e nere del paese. Questo nuovo scenario si rifletterà inevitabilmente sui temi della parità di trattamento e della non discriminazione, che sono oggetto delle attività dell’Organo di vigilanza, che dovrà adeguare di conseguenza i propri compiti e funzioni, attraverso un percorso condiviso con l’Autorità e Tim alla luce delle nuove esigenze del mercato”.
“Le attività di vigilanza previste dagli impegni e quelle di supporto ad Agcom, svolte nel 2020, – ha affermato Gianni Orlandi, presidente dell’Organo di vigilanza – sono state ampie e con valenza prospettica. In relazione ai futuri sviluppi sull’equivalence della rete di accesso, siamo pronti a collaborare da subito con le autorità e le istituzioni mettendo a disposizione le nostre competenze professionali, per contribuire a disegnare regole sempre più efficaci in grado di garantire l’accesso paritario di tutti gli operatori all’infrastruttura di Tim”. Nel corso del 2020, inoltre, l’Organo di Vigilanza, nell’ottica di coadiuvare Agcom nell’attività di gestione dell’emergenza sanitaria Covid-19, – ha proseguito Orlandi – ha garantito “la propria collaborazione nel rilevare in maniera più stringente le prestazioni offerte da Tim agli operatori nei processi di provisioning ed assurance, oltre che nel verificare il rispetto dei tempi di fornitura da parte di Tim dei circuiti di trasporto necessari a supportare l’aumento di banda degli operatori e nel monitorare l’attivazione dei cabinet Fttc nelle aree bianche nel rispetto della parità di trattamento”.
“L’Italia e l’Europa – ha affermato nel suo intervento il sottosegretario al ministero dello Sviluppo Economico Anna Ascani – devono riacquisire un ruolo strategico, di sistema nelle comunicazioni e incentivare investimenti. Neutralità tecnologica non significa indifferenza tecnologica. La neutralità tecnologica, anche nelle posizioni della Commissione europea, è sempre declinata in funzione delle prestazioni, ovvero neutralità tecnologica a parità di prestazioni. L’obiettivo – ha proseguito Ascani – è quello di non lasciare indietro nessun territorio, nessuna impresa, nessun cittadino e di non creare zone di disuguaglianza tecnologica, dove chi è più fortunato ha a disposizione la connessione migliore e chi non lo è continua ad arrancare per stare al passo dei cambiamenti della società. I principi generali che il Governo intende seguire nell’azione ‘Italia ad 1 Giga’, stanti le regole europee sugli aiuti di Stato, sono la minimizzazione della spesa e dell’intervento pubblico, al fine di non spiazzare o distorcere l’investimento privato; la non duplicazione degli investimenti dove c’è stato un intervento pubblico, e la rapidità di implementazione ed attuazione del Piano, anche in termini di costi e tempi amministrativi”.
“Tim ha avuto nel suo percorso tantissime evoluzioni fino alla separazione societaria della rete di accesso secondaria nel 2021, con la creazione di FiberCop e la cessione del 42% della nuova società ad altri soggetti. Questa – ha sottolineato l‘ad di Tim, Luigi Gubitosi – è una cosa unica ed è a uso dei benchmark più recenti. Si vedrà che il modello di separazione adottato da Tim è una best practice europea e internazionale e offre maggiori garanzie di parità di accesso rispetto ad esempio all’altro modello inglese di Bt Open reach che è posseduto al 100% da Bt e non ha opportunità di coinvestimento né ha altri soci. Tim invece nel 2021 ha lanciato il più grande progetto europeo di coinvestimento ed è un progetto aperto che consente a tutti gli altri operatori interessati di partecipare alla realizzazione di un piano in fibra. Il modello di coinvestimento introdotto dal Codice delle comunicazioni europeo è il nostro modello di riferimento e la nuova analisi dei mercati di accesso inviata da Agcom a seguito della notifica di FiberCop dovrà tener conto dell’offerta di coinvestimento e dovrà aggiornare e adeguare gli obiettivi dell’organismo di vigilanza attraverso un percorso condiviso con l’Autorità e con il mercato”.