(Teleborsa) – La stragrande maggioranza delle moratorie sui prestiti nei principali Paesi dell’UE è scaduta. I prestiti in moratoria costituivano infatti solo il 3,5% dei prestiti a famiglie e società non finanziarie alla fine del 2020, quasi la metà rispetto a tre mesi prima e ben al di sotto del picco del 9% raggiunto durante l’anno. Questa situazione presenta però due notevoli eccezioni, l’Italia e il Portogallo, secondo un report di Fitch Ratings. In questi due Paesi rimane significativo il ricorso alle moratorie per le banche e queste sono state estese a giugno in Italia e fino a settembre 2021 in Portogallo, con discussioni aperte per ulteriori proroghe.
Guardano all’intera Europa, alla fine del 2020 la quota dei prestiti in moratoria classificata come stage 2 (ovvero i prestiti in bonis, ma con un maggiore rischio di deterioramento) era di circa il 27%, ben superiore a quella dei prestiti con moratoria scaduta (19%) e tre volte i prestiti in moratoria sul totale (pari al 9% ). Ciò indica, secondo Fitch, che più prestiti migrano allo stage 2 e stage 3 (credito deteriorato) quando il sostegno statale viene ridotto.
In particolare, i Paesi con elevati stock di crediti deteriorati, come Grecia, Irlanda, Italia e Portogallo, che hanno fatto un maggiore ricorso alle moratorie, dovranno affrontare maggiori afflussi di nuovi crediti deteriorati derivanti dalla scadenza delle moratorie. In particolare, i crediti da svalutare nei bilanci delle banche italiane a causa delle perdite “potrebbero salire oltre il 10% quest’anno da circa il 7% del 2020, a meno di cessioni”, evidenzia l’agenzia di rating.
“Le banche italiane generalmente stanno andando verso minori oneri per svalutazioni dei crediti che nel 2020. Tuttavia ci aspettiamo che il livello di tali oneri rimanga ragguardevole, non lontano quello del 2020, a causa della necessità di aumentare le coperture di fronte alle perdite sui crediti e, in alcuni casi, di rafforzare le riserve a supporto dei piano di riduzione dei rischi”. Restano meglio posizionate, rispetto al livello degli oneri per svalutazioni dei crediti, le banche che hanno scelto un approccio più prudente nell’anticipare gli effetti della pandemia nel 2020, osserva il report.
Allargando lo sguardo, Fitch ha inoltre analizzato (in un report diverso) l’outlook dei sistemi bancari della maggiori economie globali. Se la Cina si distingue per essere l’unica grande economia in cui l’outlook ha la possibilità di migliorare sensibilmente dal suo livello attuale, e gli indicatori macro puntano verso una ripresa relativamente rapida anche gli Stati Uniti, per gli altri Paesi le prospettive sono meno ottimistiche.
I sistemi bancari di Corea del Sud, Svizzera, Russia, Australia e Indonesia si sono già stabilizzati, mentre quelli di Messico, Brasile, Turchia, Polonia e alcune delle principali economie all’interno dell’Europa rimangono su un trend negativo. “Potrebbero non stabilizzarsi fino alla seconda metà del 2021 o, in alcuni casi, anche nel 2022 e rimanere vulnerabili a una revisione al ribasso”, sottolineano gli analisti dell’agenzia di rating.