(Teleborsa) – “Confapi condivide lo sforzo fatto dal Governo con il Decreto Sostegni a favore del sistema produttivo, che necessita però di essere supportato con adeguati contributi a fondo perduto. La cosa importante a questo punto è che non si perda altro tempo e che si proceda spediti in modo da far pervenire tali risorse a destinazione, senza intermediari, nell’ottica di un rapporto sempre più diretto tra Stato e imprese”. È quanto ha affermato il vicepresidente di Confapi Cristian Camisa, in audizione davanti alle commissioni Bilancio e Finanze del Senato, sul Dl Sostegni.
“Una delle conseguenze indirette della pandemia – ha evidenziato Camisa – è l’aumento vorticoso del costo di materie prime. Dal minimo dello scorso marzo, ci sono stati rincari su acciaio, carbonio, rame, nichel, zinco e alluminio che vanno dal 30 all’80%. È necessario perciò un intervento, anche in sede di Unione europea, per rendere reperibili tali beni a un prezzo calmierato e valutare se proseguire o meno con le misure restrittive all’import di prodotti siderurgici. Sarebbe poi il caso di premiare gli imprenditori che mantengono l’occupazione e che scelgono di non delocalizzare o di non avere sedi legali in Stati con vantaggi fiscali. Bisogna evitare che ci siano disparità di trattamento verso chi contribuisce attivamente alla crescita del Paese. Una volta rimosso il divieto di licenziamento secondo noi – ha proseguito Camisa – andrebbero riconosciute delle premialità per le aziende con perdite di fatturato che riusciranno a garantire comunque i livelli occupazionali. Un meccanismo potrebbe essere ad esempio uno sgravio contributo fiscale erogato in proporzione al personale rimasto in azienda fino al 31 dicembre 2022″.
Per la Confederazione è necessario, inoltre, il differimento dell’entrata in vigore del ‘Codice della crisi d’impresa e d’insolvenza’, attualmente fissata al primo settembre. “È evidente – sottolinea Confapi in una nota – che con gli attuali bilanci, che vedono le imprese subire perdite di capitale e soffrire di liquidità, un giudizio come quello previsto dal Codice sul loro ‘stato di salute’ è, a dir poco, inopportuno. È inevitabile che i bilanci delle imprese siano in sofferenza ancora per alcuni anni e che, con l’entrata in vigore di tali norme, anche le aziende più ‘sane’, sarebbero enormemente penalizzate nell’accesso al credito. Pertanto l’entrata in vigore del codice andrebbe perlomeno posticipata di un biennio. Allo stesso modo è fondamentale differire l’entrata in vigore della plastic tax, ormai alle porte, dal primo luglio di quest’anno al 31 luglio del 2022 quale segnale di grande attenzione verso un settore strategico, che oggi più che mai sta pagando a caro prezzo le ripercussioni della crisi in atto”.