(Teleborsa) – La Corte Costituzionale ha accolto il ricorso del governo contro la legge anti-Dpcm della Valle d’Aosta. “A fronte di malattie altamente
contagiose in grado di diffondersi a livello globale, ragioni logiche, prima che giuridiche radicano nell’ordinamento costituzionale l’esigenza di una disciplina unitaria, di carattere nazionale, idonea a preservare l’uguaglianza delle persone nell’esercizio del fondamentale diritto alla salute e a tutelare contemporaneamente l’interesse della collettività”, si legge nella sentenza.
La legge impugnata – e sospesa dagli stessi giudici lo scorso gennaio – consentiva al presidente della Regione di regolare autonomamente, in deroga ai decreti nazionali, l’apertura, tra l’altro, di negozi, bar e ristoranti, la pratica sportiva e la libertà di movimento.
Nella sentenza i giudici della Corte Costituzionali hanno sottolineato che “accade, infatti, che ogni decisione in tale materia, per quanto di efficacia circoscritta all’ambito di competenza locale, abbia un effetto a cascata, potenzialmente anche significativo, sulla trasmissibilità internazionale della malattia, e comunque sulla capacità di contenerla”. Una motivazione, quella evidenziata, che viene estesa anche alla campagna di vaccinazione: “i piani di vaccinazione, eventualmente affidati a presidi regionali, devono svolgersi secondo i criteri nazionali che la normativa statale abbia fissato per contrastare la pandemia in corso”.
In tema di pandemia, la Consulta ha quindi affermato “il divieto per le Regioni, anche ad autonomia speciale, di interferire legislativamente con la disciplina fissata dal competente legislatore statale”.