(Teleborsa) – La gestione dei rifiuti da imballaggio costa ai comuni circa un miliardo di euro a fronte di una copertura da parte dei consorzi del Conai di 561 milioni di euro (2018) e di 648 milioni di euro (2019), pari quindi soltanto al 50% di quanto i comuni spendono. Nonostante un’avversione iniziale da parte degli enti locali, dovuta alla paura di perdere gli introiti della raccolta differenziata, l’introduzione di sistemi di deposito su cauzione sottrarrebbe alla raccolta domiciliare una parte importante del flusso complessivo di imballaggi, riducendo le quantità da gestire da parte dei comuni in termini di frequenza della raccolta, numero dei veicoli, forza lavoro impiegata. È quanto afferma – sulla base delle proprie stime – EconomiaCircolare.com, web magazine sulle sfide della transizione ecologica, promosso dal CDCA e da Erion Compliance Organization.
A vantaggio dell’amministrazione cittadina, – fa sapere Economia Circolare – ci sarebbe anche la minore intensità con cui si dovranno svuotare i cestini stradali e le pulizie ambientali che oggi sono pari al 45/50% in volume dei rifiuti totali. Inoltre, si produrrebbe materia riciclata di qualità per realizzare altri contenitori a uso alimentare, il cosiddetto riciclo bottle to bottle, possibile solo quando i contenitori sono puliti perché raccolti separatamente da altri imballaggi non food grade. Infine – secondo i dati del Reloop, Global Deposit Book 2020 – garantirebbe un tasso di intercettazione degli imballaggi che supera il 90% dell’immesso al consumo, un ottimo risultato se si considerano gli obiettivi di raccolta e riciclo per le bottiglie in PET imposti dalla Direttiva SUP: 77% al 2025 e 90% al 2029 rispetto all’immesso in consumo. Ad oggi il tasso di intercettazione e riciclo nazionale delle bottiglie in PET si aggira intorno al 58,29% (2019), dato che rende improbabile raggiungere l’obiettivo intermedio del 77%.
“Per facilitare l’adozione dei sistemi di deposito su cauzione il nostro governo dovrebbe approvare una legge e un organismo di regolamentazione – afferma Raffaele Lupoli, direttore Editoriale di Economia Circolare – . Nascerà così una filiera industriale che produrrà occupazione e aumenterà la percentuale di imballaggi per bevande raccolte in maniera differenziata, peraltro con qualità elevatissima, perché non contiene impurità, consentendoci di raggiungere nei tempi i target europei”.
I Paesi che si sono dimostrati fin da subito all’avanguardia sono gli scandinavi Svezia, Norvegia, Finlandia, Danimarca e Islanda dove il sistema di deposito è attivo ormai da decenni. Il mercato più vasto al mondo è invece la Germania, con i suoi 83 milioni di utenti. Le repubbliche baltiche Estonia e Lituania si sono dimostrate innovative raggiungendo risultati di raccolta per gli imballaggi di bevande estremamente significativi in pochissimo tempo. Tra i Paesi che si stanno accingendo ad introdurre il DRS in Europa vanno menzionate la Slovacchia (gennaio 2022), la Lettonia (febbraio 2022), la Romania (marzo 2022), la Scozia (luglio 2022), il Portogallo (2022) e l’Irlanda (2022). In questo contesto – sottolinea Economia Circolare – l’adozione della direttiva sulle plastiche monouso (SUP) la quale prevede, tra le altre cose, una raccolta separata delle bottiglie in plastica del 90% entro il 2029 (77% entro il 2025), ha fatto in modo che quasi la totalità dei paesi membri stia prendendo in considerazione l’introduzione di un DRS.