(Teleborsa) – di
Dino Sorgonà
Avanti con l’economia! C’eravamo augurati che il Covid desse un momento di tregua alle autorità sanitarie e permettesse di porre in primo piano la messa a punto, da parte del Governo, del Recovery Plan da presentare a Bruxelles ponendo così le premesse per un nuovo rinascimento economico. Ma la pandemia con le sue varianti si è presa tutta la scena anche questa settimana. C’è però una novità che smuove il tran tran della burocrazia della Commissione: l’Italia ha bloccato una spedizione di 250 mila dosi del vaccino di AstraZeneca all’Australia. Si tratta di dosi infialate presso lo stabilimento di Anagni e quindi sul suolo italiano.
Il nostro Governo con il premier Draghi aveva posto la scorsa settimana ai governi dei 27 Paesi che costituiscono l’Unione europea, il problema del rispetto delle consegne ipotizzando, anche nei confronti di Big Pharma, il blocco dell’export. E’ il primo intervento del genere e c’è chi ha voluto vedere in questo gesto di Draghi una forma di sovranismo vaccinale europeo. Nulla di tutto questo spiegano fonti di Palazzo Chigi, di fronte alla richiesta australiana rivolta alla Commissione di rivedere la decisione, il Governo italiano rigetta l’accusa di sovranismo europeo e ribadisce che la decisione è dettata dalla necessità della credibilità e rispetto delle regole, regole che in questi mesi i produttori di vaccini hanno ignorato, appellandosi per i ritardi nelle consegne, a problemi incontrati nella produzione.
“Capiamo l’ansia dell’Italia, che ha 300 morti al giorno – ha detto il Ministro della salute Greg Hunt – ma il mio paese l’Australia ha già ricevuto 300 mila dosi ed ha iniziato le vaccinazioni”. Ma un portavoce dello stesso Ministero ha già minimizzato le conseguenze del blocco di Roma.
L’azienda produttrice AstraZeneca si difende: “l’Europa porti pazienza, non stiamo violando il contratto”. Ma l’Unione Europea non torna indietro. La decisione sul blocco dell’export è stata presa e non c’è intenzione di tornarci sopra. Il Primo Ministro inglese Boris Johnson polemizza nei confronti della mossa di Draghi: “porre limiti alle esportazioni di vaccini mette a repentaglio lo sforzo globale contro il virus”. Ma Londra si dimentica che l’Europa non vuole porre limiti alle esportazioni, rivendica solo i suoi diritti contrattuali in questi mesi ignorati in parte dalle case produttrici.
Il gesto del Governo italiano va visto anche come difesa della linea adottata dall’Unione nella risposta comune all’acquisizione dei vaccini. Mario Draghi non ha fatto altro che seguire la stessa politica portata avanti quando era presidente della BCE, una linea di difesa intransigente della moneta unica, e oggi con il blocco ha voluto ribadire e difendere l’importanza di una decisione sulla sanità presa dall’Europa in comune. Niente di più di quanto già detto da lui in Parlamento: “sostenere questo governo significa condividere la prospettiva di un’Unione Europea sempre più integrata”. Non si deve permettere, nel disegno di Draghi, che la casa comune venga abbandonata per l’inerzia della Burocrazia di Bruxelles.
E’ di pochi giorni fa lo strappo dell’Austria e Danimarca che non faranno più affidamento sull’UE e, insieme ad Israele, produrranno dosi di vaccino di seconda generazione per far fronte ad ulteriori mutazioni del coronavirus. E anche la Francia fa sua la posizione dell’Italia e potrebbe essere la seconda dopo il nostro paese a bloccare l’invio dei vaccini: lo ha detto il Ministro della salute Olivier Veran. E poco fa dalla Farnesina, dove si è svolto l’incontro bilaterale dei ministri degli Esteri italiani e francesi, Jean Yves Le Drian ha dichiarato: “più che mai questa sfida richiede una solidarietà europea”.
Senza vaccini non si esce dall’emergenza sanitaria, senza salute non c’è economia che tenga, come certificano le stime dell’Istat che parlano per il 2020 di un milione di nuovi poveri rispetto all’anno precedente.