(Teleborsa) – Nel Recovery Plan nazionale sono “insufficienti gli interventi su lavoro e politiche attive”. E’ quanto sottolinea il direttore generale di Confindustria, Francesca Mariotti, in audizione al Senato sulla Proposta di Piano Nazionale di ripresa e resilienza, precisando anche che la riforma degli ammortizzatori sociali è “urgente e non procrastinabile”.
Confindustria rilancia la sua proposta, che punta “a valorizzare il capitale umano e l’aumento dell’occupabilità, coniugando la riforma degli ammortizzatori sociali con quella delle politiche attive del lavoro, aprendo al coinvolgimento delle Agenzie private”. E’ necessario “impiegare utilmente anche i periodi di riduzione o sospensione dal lavoro con adeguate iniziative di formazione e riqualificazione, garantendo, in altre parole, non solo il sostegno al reddito al lavoratore, ma anche la sua occupabilità”, ha spiegato Mariotti secondo la quale è “apprezzabile l’intenzione del nuovo Governo di procedere a una riforma delle politiche attive del lavoro, che deve necessariamente coinvolgere le parti sociali”.
Quanto alla governance del Recovery Plan nazionale la strada da seguire è quella di creare team dedicati coinvolgendo le parti sociali. E’ quanto suggerisce Mariotti per la quale è evidente nella bozza “la lacuna riguardante la governance del piano, che il governo Draghi intende incardinare presso il MEF. Confindustria consiglia di individuare, per ciascuna linea di intervento, un unico responsabile, con il compito di coordinare un team dedicato, composto dalle migliori professionalità selezionate nelle amministrazioni – centrali e territoriali – coinvolte nella realizzazione dei progetti, così da superare veti e inerzie, anche tra i diversi livelli di governo”.
Ancora, un ruolo attivo nella governance “andrà riconosciuto anche agli attori sociali, il cui coinvolgimento dovrà essere sistematico e non episodico, com’è stato fino a oggi. Chiediamo di colmare questa carenza, condividendo dati e informazioni e ingaggiando in itinere le parti sociali nella valutazione d’impatto dei progetti, oltre che nel monitoraggio degli effetti prodotti”, ha osservato.
Nel ribadire che il Recovery Plan nazionale rappresenta una “sfida storica” (Il Paese, infatti, “rischia di scivolare indietro” )- Mariotti promuove “l’intenzione del nuovo Governo di rafforzare obiettivi strategici e riforme nel piano”.
Il testo “fa registrare alcuni passi avanti rispetto alle precedenti versioni, ma rimane ancora lontano dal livello di dettaglio richiesto dalla Commissione Europea“. C’è solo “un’allocazione delle risorse per macro-temi e l’individuazione degli obiettivi generali che s’intendono raggiungere, ma mancano i progetti con cui le risorse verranno spese e, per ciascuno di essi, gli strumenti, il cronoprogramma per la sua realizzazione, i costi e gli impatti su Pil e occupazione”, ha spiegato Mariotti.
In ogni caso, secondo il d.g., “pur in assenza di una visione complessiva del Sistema Paese, nel Piano si ritrovano indirizzi e misure coerenti con le esigenze del tessuto produttivo, come il rafforzamento del Piano Transizione 4.0 e gli interventi in tema di Ricerca, Sviluppo e Innovazione”.
Nel complesso, nel Recovery Plan nazionale ci sono “diverse lacune e, soprattutto, manca una visione strategica di politica industriale, col rischio di minare non solo gli ambiziosi obiettivi di transizione digitale ed ecologica, ma anche il rafforzamento delle filiere tecnologiche, determinante per migliorare il nostro posizionamento nelle catene del valore europee e globali”
In tema di efficienza energetica, l’indirizzo di policy “è troppo focalizzato sul settore residenziale e terziario. Non emergono specifiche indicazioni sullo sviluppo dell’autoproduzione di rinnovabili a beneficio dei settori industriali. Nella prospettiva di raggiungere gli obiettivi di neutralita’ climatica, grave l’assenza dell’idrogeno blue”, ha osservato.
Manca, secondo Confindustria, “anche un capitolo dedicato alla definizione di misure per la patrimonializzazione delle imprese e il loro accesso ai mercati finanziari e dei capitali, aspetti decisivi per riattivare il ciclo degli investimenti. Frammentari e parziali gli indirizzi di riforma del fisco, che invece dovrebbe restituire equità, semplicità e coerenza al sistema di prelievo. Assenti misure strutturali e di ampio respiro per il sostegno dell’export e alla promozione del Made in Italy”.
Intanto, il vicepresidente di Confindustria con delega alle relazioni industriali, Maurizio Stirpe ha anticipato ad Askanews che è in arrivo una proposta di Confindustria per lo stop graduale al divieto di licenziare. Il piano verrà sottoposto prima al vaglio del Comitato di presidenza e del Consiglio generale dell’associazione, poi sarà portato all’attenzione delle organizzazioni sindacali. Uno scongelamento “graduale e progressivo” del blocco dei licenziamenti, in scadenza il 31 marzo, in modo da andare incontro alle esigenze di lavoratori e imprese.