(Teleborsa) – Il settore fieristico italiano ha perso 800 milioni di euro a causa della crisi del coronavirus nel 2020, passando da un fatturato di un miliardo a 200 milioni di euro, secondo i dati Cerved. In scia alle restrizioni messe in campo in questi mesi, infatti, si è dovuto convertire al digitale, trasferendo gli eventi su nuove piattaforme. Una tecnologia, quella digitale, che sarà utile e complementare anche in futuro, quando la pandemia sarà superata. Secondo Carlo Ferro, Presidente ICE – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane – l’elemento digitale consentirà di estendere l’eco dell’evento fieristico e il rapporto tra i player del settore, aprendo nuove opportunità di business 365 giorni all’anno.
Lo sbarco sulle piattaforme digitali, come Fiera Smart 365, è stato necessario per contrastare “l’emergenza e garantire una continuità in tempi in cui non ci si può muovere”, secondo Ferro. Tra settembre e ottobre “nella piccola parentesi di due mesi, troppo corta, si sono svolte 15 manifestazioni fieristiche internazionali in Italia in modalità ibrida” ma in “prospettiva la parte digitale potrà servire ad amplificare il segnale che nasce durante l’evento fisico e che resterà sempre centrale”.
L’obiettivo futuro, quindi, sarà sfruttare le piattaforme digitali per ampliare gli eventi “sia nello spazio che nel tempo”. Da una parte le fiere si aprono anche ai visitatori iscritti “in via virtuale da remoto”, un’opzione “complementare alla presenza fisica” e dall’altro lato “oltre ai cinque giorni di svolgimento nel quartiere fieristico” la relazione tra espositore e operatore internazionale può trasformarsi in “business 365 giorni l’anno” ed è per questo “che abbiamo chiamato la piattaforma Fiera Smart 365, perchè è digitale e si estende nel tempo”, ha detto Ferro.
Fiera smart 365 “è anche un grande contenitore e come piattaforma può facilitare anche il business al di là delle Fiere, perchè può creare connessioni B2B o servire come punto di incontro per missioni imprenditoriali e di sistema”. Quando la pandemia sarà passata, “l’imprenditore potrà decidere di tornare a viaggiare o di partecipare alle missioni restando in Italia nella sua fabbrica, nel suo ufficio” e questi strumenti saranno “utili e potranno essere una scelta e non una necessità” per sviluppare il business all’estero.
E’ ormai evidente che la pandemia ha cambiato i modelli di consumo, spostando sempre di più il focus sull’e-commerce. L’ICE ha spinto su questo fronte, aiutando le aziende a sbarcare sui marketplace internazionali per spingere la ripresa dell’export Made in Italy creando delle vetrine dedicate alle eccellenze italiane per i consumatori e i buyer all’estero. E per il 2021 si punta a portare almeno 6.000 imprese a vendere su queste piattaforme, ha anticipato il Presidente Ferro in un’intervista ad askanews.
Nell’ultimo anno ICE ha concluso accordi con grandi player come Alibaba, Ebay, Amazon, TMall per la creazione di vetrine e padiglioni dedicati al Made in Italy, riuscendo a coinvolgere migliaia di aziende in questo debutto su mercati esteri prima sconosciuti. “Abbiamo messo in piedi 26 accordi sul B2C che operano in 28 paesi e uno B2B che opera in 190 paesi per offrire alle piccole e medie imprese italiane la possibilità di partecipare a vetrine virtuali del Made in italy su questi marketplace con il nostro supporto, con l’accompagnamento nostro e dei nostri partner in tutti gli step della catena dell’ecommerce, con un budget di promozione delle visualizzazioni e con spazi che riguardano oltre 7.000 imprese oggi”, ha ricordato Ferro aggiungendo che, come detto, “l’obiettivo quest’anno è di portare almeno 6.000 aziende a vendere su queste piattaforme”.
Infine una nota positiva. Il 2020 è stato un anno fortemente negativo per le economie di tutto il mondo. Le esportazioni hanno subito pesanti conseguenze a causa della pandemia, ma l’export italiano ha saputo gestire la crisi e la ripresa è già in atto con previsioni di crescita per il 2021 incoraggianti, ha concluso Ferro.