(Teleborsa) – “La situazione non è facile da nessuna parte in Europa“. Lo ha detto il Commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni intervenendo al Festival della Diplomazia, intervistato dal direttore de la Repubblica Maurizio Molinari. “Il grande ottimismo che si era diffuso a fine estate ora sta gradualmente cedendo il passo a una situazione che preoccupa di più, avremo senz’altro dei buoni dati sul terzo trimestre delle economie europee, così come li abbiamo avuti sull’economia cinese, ma questa ripresa che nel terzo trimestre sembrava andare veloce è andata rallentando da fine agosto e il rallentamento è molto accentuato”. “Per l’Unione europea, dunque, è di nuovo tempo di reagire” di fronte al rischio di una seconda ondata della pandemia di coronavirus e alle preoccupazioni per il suo impatto economico.
L’Unione europea, ha ricordato Gentiloni, ha avuto tre fasi di fronte alla pandemia: la prima, a fine febbraio-inizio marzo, quando il Covid-19 si è manifestato soprattutto in Italia, caratterizzata da mancanza di collaborazione fra i paesi membri, e persino da divieti di esportazione di apparati medicali; la seconda fra marzo e luglio con la reazione straordinaria che ha visto i governi faticosamente approvare, a luglio, il piano di rilancio “Next Generation EU”; e la terza, ora, in cui il grande ottimismo sta cedendo il passo alla preoccupazione, di fronte ai dati dell’economia che, dopo l’accelerazione della ripresa nel terzo trimestre, sta ora rallentando di nuovo.
Interpellato sulle affermazioni di ieri sera del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte sul Mes (“non è la panacea come viene rappresentato”), Gentiloni ha parlato di “un duello italo-italiano, dal quale cerco di stare lontano”, rivendicando comunque di aver “fatto la sua parte”, rimuovendo le pensanti condizionalità che gravavano sugli interventi passati e ribadito che adesso la scelta se usarlo o meno spetta ai Governi. Resta il fatto che per un Paese ad alto debito come l’Italia assicurerebbe il vantaggio di risparmiare “alcune centinaia di milioni l’anno”, ha aggiunto.
Nel decennio passato sull’uso del MES, ha ribadito l’Eurocommissario – “c’erano memorandum molto stringenti. Oggi l’unica condizione è che le linee di credito vengano spese per la Sanità. Posto che “è chiaro che c’è un vantaggio per i Paesi che hanno il debito più alto”, un vantaggio di “alcune centinaia di milioni di euro all’anno, è anche chiaro – ha proseguito – che questo vantaggio si è un po’ ridotto negli ultimi tempi perchè i tassi italiani si sono a loro volta ridotti“.
Ad ogni modo “la linea di prestito è disponibile, lo è fino alla fine all’anno prossimo. Spetta ai Governi decidere, nei loro calcoli, se sia vantaggioso o meno”, ha concluso.